Vino: il Soave Doc, quando il valore aggiunto è nel paesaggio

Dopo riconoscimento paesaggio rurale storico si punta a risorse

GIU 1, 2016 -

Roma, (askanews) – Tremila viticoltori, un suolo di origine vulcanica, colline coperte di viti: è il territorio della Doc veronese del Soave. Un paesaggio rurale talmente unico da essere stato iscritto a fine febbraio – primo in Italia – nel registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico, istituito dal Ministero delle politiche agricole. Simbolo della viticoltura della zona è la garganega, coltivata con il metodo della pergola soavese.

Dal riconoscimento del Mipaaf, che ha certamente un valore simbolico, i produttori si aspettano anche risultati concreti: Aldo Lorenzoni, direttore generale del Consorzio di Tutela del Soave Doc, spiega che il riconoscimento “pone le basi per un nuovo approccio soprattutto da parte del legislatore per una ridefinizione degli strumenti di sostegno per la viticoltura in zone tanto particolare ed estreme” e auspica che a breve “si possano mettere a disposizione dei viticoltori di collina opportunità di finanziamento specifiche per questi territori”.

E se il Consorzio punta a fare leva su questo riconoscimento per ottenere risorse, la politica locale lo sostiene pienamente. Gaetano Tebaldi, vice sindaco del comune di Soave, spiega: “Soave conta 7 mila persone e fonda la sua economia sulla viticoltura, che oltre a essere riflessa nel paesaggio è riflessa nella testa della gente. Il nostro territorio ha avuto di recente questo riconoscimento dal Ministero e questo sicuramente è un punto di partenza: è l’anno zero – precisa – e da qui si dovranno fare le scelte che andranno a incidere sula viticoltura soavese del futuro”. In ogni caso, qualche risvolto pratico inizia già a vedersi: “tra i primi vantaggi che ci offre questo riconoscimento – annuncia Tebaldi – c’è quello di essere riusciti, grazie alla attività del Gal, a fare partire un progetto che andrà a unire sei amministrazioni comunali in un percorso turistico, lungo 20 chilometri, che si chiamerà Dorsale della storia”.

Soave, insomma, punta sul turismo di qualità, sugli enoappassionati che in questo territorio trovano un “vino di paesaggio”. Come sottolinea Paolo Menapace, presidente della Strada del vino Soave, “quello di paesaggio rurale storico è un bel riconoscimento per la Strada del Soave e per tutto il territorio: io ci credo e come me anche la gente e gli amministratori pubblici devono crederci turisticamente”.