Cibo e sostenibilità, Fondazione Barilla: è la sfida del futuro

Lotta a sprechi e dieta mediterranea per un nuovo stile di vita

APR 22, 2016 -

Roma, (askanews) – Il cibo che mangiamo e quello che sprechiamo hanno già oggi un notevole impatto ambientale. Quando nel 2050 la popolazione arriverà a 9 miliardi la richiesta di cibo salirà del 56% ma produrre di più, aumentando l’impatto dell’agricoltura sull’ambiente (settore che oggi si colloca prima di energia e trasporti per emissioni di gas serra), non può essere la soluzione giusta. Bisogna invece puntare a una dieta sostenibile secondo il modello della Doppia Piramide Alimentare e Ambientale – con la Dieta Mediterranea che si rivela alleata dell’uomo e dell’ambiente – e riducendo drasticamente lo spreco. Questa la direzione indicata dalla Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition che ha promosso a Roma un momento di confronto sull’importanza delle nostre scelte alimentari presentando anche la seconda edizione di “Eating Planet. Cibo e sostenibilità: costruire il nostro futuro”.

Un approccio diverso, come spiega Paolo Barilla, vice presidente della Fondazione BCFN: “Ci troviamo davanti a una bellissima opportunità oggi, perché abbiamo scoperto che si può correlare la salute nostra, come individui, e il piacere di stare a tavola con la salute del Pianeta, che è un nostro dovere. In passato si pensava alla soddisfazione dei propri bisogni come individui e oggi, invece, dobbiamo stare attenti a noi, alla nostra salute, anche al nostro piacere gastronomico sapendo però che le scelte che noi operiamo servono per il benessere del Pianeta”.

Aumentare la produzione alimentare poi non farebbe che rendere ancora più difficile mantenere il riscaldamento globale entro i 2°C, obiettivo prefissato durante la COP21, e aumenterebbe lo spreco della produzione globale di alimenti che oggi equivale a quattro volte la quantità necessaria a dare da mangiare a 795 milioni di persone denutrite nel mondo. Per preservare il pianeta occorre rivedere anche il modo di fare agricoltura, come sottolinea Riccardo Valentini, direttore del Centro Euromediterraneo sui cambiamenti climatici. “Oggi l’agricoltura è il terzo settore per inquinamento atmosferico. Quindi dobbiamo mettere insieme da una parte l’esigenza di trovare cibo per sfamare le nuove popolazioni ma nello stesso tempo ridurre l’impatto dell’agricoltura. Quindi dobbiamo ripensare un po’ i modelli di sviluppo agricolo che abbiamo nel mondo”.

Agricoltura sostenibile, dunque, lotta agli sprechi e poi una dieta che, come quella mediterranea, oltre ad avere un minore impatto sull’ambiente ci aiuta a vivere meglio, combattendo l’obesità, un fenomeno – come spiega Gabriele Riccardi, professore di Endocrinologia e malattie del metabolismo dell’Università Federico II di Napoli – ormai diffuso su scala globale come conseguenza anche del minore esercizio fisico e di una alimentazione scorretta.

“La salute dell’uomo oggi deve affrontare un problema che ha una dimensione planetaria e riguarda l’enorme diffusione dell’obesità, che riguarda non solo i Paesi sviluppati ma anche i Paesi in via di sviluppo dove coesiste con la malnutrizione. Questo fenomeno non può essere attribuito solo a problemi di comportamento individuale ma ha delle cause sociali che vanno rimosse se vogliamo evitare che le future generazioni vivano meno a lungo delle generazioni passate”.