Pitti uomo, migranti e rifugiati in passerella come modelli

È l'iniziativa "Moda etica" per favorire l'integrazione

GEN 15, 2016 -

Firenze (askanews) – Forse è solo una provocazione, magari un’abile mossa pubblicitaria, comunque un bel gesto di sensibilità e di distensione in un momento di forti tensioni dovute alla crisi dei migranti che coinvolge l’intera Europa. Parliamo dell’iniziativa “Moda etica” che ha visto 3 richiedenti asilo, provenienti da Mali e Gambia, sfilare sulle passerelle di Pitti moda uomo a Firenze, nell’ambito di un programma di formazione e inserimento dei migranti nel mondo della moda.

Andrea Marchesini Reggiani è il presidente della Ong bolognese Lai-Momo che collabora all’iniziativa.

“Lavorare con i rifugiati oggi – ha spiegato – è estremamente difficile ed è difficile fare dei percorsi d’integrazione. Perché i numeri sono molto elevati, perché siamo di fronte a una crisi economica molto grande, quindi il tema dell’integrazione, di cosa faranno le persone, è fondamentale”.

“Vogliamo dimostrare che i migranti sono una risorsa che arricchiscono il Paese – ha aggiunto Simone Cipriani, fondatore di “Moda etica” – molti di loro potranno diventare artigiani o produttori per case di moda ed è per questo che li abbiamo invitati con noi in questo show”.

I modelli, tra i 19 e i 27 anni, sguardo un po’ spaurito ma senza tentennamenti, hanno affrontato flash e passerella con la stessa determinazione con cui hanno fronteggiato le difficoltà del lungo e pericoloso viaggio che li ha portati in Italia. Rigorosamente anonimi per motivi legali, sono stati selezionati con un vero e proprio casting.

“Oggi, dopo la sfilata – conclude Cipriani – insieme con l’organizzazione Lai-Momo lanciamo l’iniziativa per la creazione di un centro per la formazione nel campo della moda di immigrati e rifugiati in Italia, con la possibilità per loro di accedere a micro-crediti per creare nuove imprese in questo settore”.

Tra il 2014 e il 2016 più di 320mila migranti sono sbarcati sulle coste italiane. I due terzi hanno proseguito verso altre destinazioni ma la maggior parte di chi resta è, per lo più, intrappolata dall’ozio nei centri d’accoglienza. Iniziative come questa, però, rappresentano un grande passo avanti verso un’integrazione produttiva ed efficace, contro ogni forma di pregiudizio.

(Immagini Afp)