Tabacco, filiera italiana solida ma preoccupa direttiva Ue

Il punto nell'incontro tra la Philip Morris e i coltivatori

DIC 10, 2015 -

Bastia Umbra, (askanews) – Ci sono le condizioni perchè la filiera del tabacco in Italia possa svilupparsi e confermare la sua produzione di qualità. E’ quanto emerso nel corso dell’evento “Coltiviamo il futuro” promosso da Philip Morris Italia e che ha riunito a Bastia Umbra i coltivatori di tabacco di Umbria e Veneto, Coldiretti, ricercatori e istituzioni.

L’incontro si è tenuto a pochi mesi dal rinnovo dell’intesa tra la stessa Philip Morris e il governo per l’acquisto di tabacco italiano fino al 2020. Un accordo che vale 500 milioni di euro.

Come spiega il presidente e amministratore delegato di Philip Morris Italia, Eugenio Sidoli. “Abbiamo un impegno in volume di acquisto di tabacco – ha detto – un impegno molto importante perché compriamo più del 50% del volume italiano”. “Gli obiettivi sono, per quanto riguarda noi, gli sforzi che stiamo facendo sull innovazione sul fronte della coltivazione del tabacco e per quanto riguarda gli agricoltori tutti gli investimenti che devono fare loro per portarci un prodotto di qualità che rispetti gli standard che noi richiediamo”, ha concluso.

Ma i coltivatori sono preoccupati per i possibili effetti della direttiva europea sul fumo che l’Italia si appresta a recepire. Per il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo: “Le normative devono tutelare il consumatore ma allo stesso tempo non danneggiare nello stesso tempo un comparto che è ancora un comparto molto significativo in Italia per quanto genera in termini di fatturato e di occupazione”.

In particolare l’ipotesi del pacchetto generico: “Rischia di vanificare l impegno anche delle imprese che lavorano per avere un prodotto che sia di qualità e di sicurezza crescente e che premia anche la distintività del tabacco italiano”.

Per questo le istituzioni locali chiedono un intervento del governo, come ha spiegato la governatrice dell’Umbria Catiuscia Marini: “Il governo dovrà affrontare in maniera seria anche la direttiva che riguarda il fumo ricordandoci sempre che il tema della salute è centrale ma non dobbiamo mischiare gli ambiti di un mercato interno che continua a vendere sigarette e a mettere in discussione unicamente la coltivazione di tabacco in Europa importando tabacco dal resto del mondo”.