Caselli: Io ‘toga rossa’? Le etichette servono a delegittimare

"Mi hanno chiamato comunista e anche fascista"

NOV 26, 2015 -

Roma, (askanews) – Giancarlo Caselli uno dei magistrati più noti in Italia (nei suoi quasi 50 anni di carriera, fra le altre cose, ex procuratore di Palermo, procuratore a Torino, membro del CSM, responsabile delle carceri) è stato considerato un esponente delle cosiddette “toghe rosse”. “Dipende da chi parla” dice Caselli. “Ai tempi dell’antiterrorismo io ero considerato un fascista: ‘il braccio armato dell’orrido generale Dalla Chiesa’. Poi ho deciso, ed è stata una mia scelta, di ficcarmi nella bocca del leone, di andare a Palermo, e il Csm mi ci ha mandato, per quasi sette anni. Allora sono diventato ‘comunista’ perché mi occupavo di imputati eccellenti. Poi sono tornato a Torino, occupandomi non del movimento No Tav, che è più che legittimo, ma delle frange violente estreme di questo movimento che commettono reati, e torno ad essere ‘fascista’. Peggio, vengo accusato di essere ‘mafioso’, io che ero andato volontariamente a combattere la mafia. E’ comodo, per difendere certi interessi, affibbiarti un’etichetta fasulla; perché in questo modo si svaluta il tuo lavoro, si delegittima la tua figura, si cerca di proteggere chi vede avvicinarsi il controllo di legalità”.