Migranti sfruttati: il fenomeno dei lavoratori comunitari

L'allarme della Caritas Italiana sui dati del Progetto Presidio

LUG 6, 2015 -

Rho, (askanews) – La terribile piaga dello sfruttamento dei migranti presenta risvolti tanto inattesi quanto inquietanti, tra i quali quello dello sfruttamento dei migranti provenienti da Paesi della Comunità Europea. Si tratta di persone che non dovendo chiedere il permesso di soggiorno possono muoversi facilmente sul territorio italiano. Eppure questa opportunità anziché garantirli nel rapporto con i datori di lavoro, li porta ad essere ancor più penalizzati.

Manuela De Marco, dell’ufficio immigrazione della Caritas Italiana spiega cosa accade a queste persone: “Sono in parte spinti ad accettare profitti anche più bassi, a loro non interessa organizzarsi, non interessa premere con i datori di lavoro per avere condizioni migliori di lavoro. Ma per loro è importate monetizzare questa presenza momentanea in Italia. Ed è una presenza difficile da rintracciare, vivono in parte segregati e in parte all’addiaccio contentandosi di qualunque condizione possibile, ogni cosa che fa risparmiare va bene, per loro”.

Gli uomini vengono prevalentemente impiegati nei lavori stagionali nell’agricoltura, o nell’edilizia, le donne invece vengono sfruttate sessualmente, spesso, negli stessi territori. Persone che vengono, inoltre, utilizzate da caporali e sfruttatori anche per innescare una sorta di dumping dalla disperazione. “Ci sono anche quei lavoratori comunitari che vivono soprattutto nel Ragusano, rinchiusi nelle serre, che lavorano tutto l’anno – dice De Marco – E sono particolarmente esposti e ci preoccupano proprio per la condizione di segregazione nella quale vivono. Questa presenza non è nuovissima, e ha creato problemi di concorrenza con altri lavoratori storicamente presenti nell’area, come i lavoratori nordafricani, che da anni faticosamente cercavano di lottare per l’acquisizione di una serie di diritti”.

Si tratta di lavoratori che provengono prevalentemente da alcune aree della Romania e Bulgaria. “Poi provengono più o meno tutti da una stessa zona in cui evidentemente esistono delle reti parentali, amicali, che segnalano la possibilità, in cordata con chi poi li assume in Italia, di venire e lavorare per un certo periodo con un profitto definito. E se guadagneranno 15 o 20 euro a giornata sarà sempre di più di quello che guadagneranno lavorando un anno nel loro paese. Ed è questa la molla che fa loro accettare queste condizioni”.

Il fenomeno dei migranti comunitari sfruttati è emerso con dimensioni significative nel corso dell’attività del Progetto Presidio della Caritas Italiana che ha visto 10 Caritas diocesane attive sui rispettivi territori per dare assistenza ai lavoratori migranti stagionali e raccogliere così dati che consentono di definire il fenomeno dello

sfruttamento dei migranti. Il primo bilancio dei progetto è stato presentato nel corso di un convegno a Expo Milano 2015.

I lavoratori comunitari, certo, sono una quota minoritaria del complesso fenomeno dello sfruttamento criminale dei migranti, circa il 5 per cento dei casi segnalati; ma si tratta di una tendenza in crescita, ben definita e che mette in luce un aspetto inquietante della libera circolazione, garantita nell’Europa Unita, di persone, lavoratori, con sempre meno diritti.