Expo in Trentino: turismo, agroindustria e 40 milioni di indotto

Le iniziative predisposte dalla Pat per l'Esposizione Universale

GIU 8, 2015 -

Trento (askanews) – Il grande mosaico di Expo Milano 2015 ha un tassello fondamentale in Trentino dove – tra iniziative culturali e turistiche, ma anche coinvolgimento diretto delle imprese trentine nel cantiere milanese – si prevede di raggiungere un importante obiettivo economico.

Michele Dallapiccola, assessore all’agricoltura, foreste e turismo della Provincia Autonoma di Trento: “Con un investimento di oltre 2 milioni di euro e più di 20 aziende trentine coinvolte con commesse nella realizzazione dei capannoni, e poi con la presenza della nostra piazzetta all’interno di Padiglione Italia abbiamo già avuto possibilità di verificare un ritorno economico diretto. E poi in prospettiva per i pacchetti turistici prenotati ci fanno attendere che tra quanto accertato e quanto previsto dovremmo assestarci ai 40 milioni di euro”.

Trentino in Expo, ma anche Expo in Trentino: è lungo questi due sensi di marcia che la Provincia autonoma ha costruito il suo palinsesto di iniziative.

Nel sito espositivo, oltre alla presenza al Padiglione del Vino, dal 1 agosto al 31 ottobre viene aperta la Piazzetta Trentino nell’ambito del Padiglione Italia; dal 10 al 16 luglio sempre sul cardo è il turno espositivo del Trentino, con lo spazio denominato Convivio, e poi la presenza di quattro realtà del territorio nella mostra sulle 4 Potenze Italiane.

Sul territorio, invece, poli principali di attrazione sono due “Concept store Expo”. Uno all’interno del Palazzo delle Albere. L’altro allestito presso la caffetteria “Le Arti”, nella piazza del Mart a Rovereto.

E poi ancora la proposta di sei itinerari turistici dedicati alla biodiversità, 5 pacchetti vacanza e un fitto programma di accoglienza per delegazioni commerciali.

“Il successo di Expo in Trentino – conclude Dallapiccola – deriva non solo dall’opportunità mediatica, ma anche da quella materiale di tradurre idee, sentimenti e proposte culturali in economia e quindi la possibilità di mantenere la vita in montagna”.