Internet Advertising: verso il 30 % del mercato a quota 2,1mld

I dati dell'Osservatorio New Media del Politecnico di Milano

GIU 4, 2015 -

Milano (askanews) – La pubblicità è sempre più “Internet”. Già da due anni gli internet media sono in Italia, dopo la tv, il secondo mezzo per gli investimenti pubblicitari. Ma le tendenze analizzate dall’ “Osservatorio New Media e New Internet” del Politecnico di Milano, evidenziano che gli internet media – vale a dire tutti i mezzi di comunicazione basati su protocollo IP – si apprestano a superare nel 2015 una quota del 30 per cento di tutti gli investimenti pubblicitari, per un valore intorno ai 2,1 miliardi di euro.

Andrea Rangone, coordinatore degli Osservatori digitali del Politecnico milanese, spiega così l’exploit degli internet media: “Complessivamente gli internet media continueranno a crescere, pensiamo in double digit, intorno al 10 per cento. Questa dinamica differenziale degli internet media rispetto al mercato complessivo, fa si che noi stimiamo che nel 2015 il peso degli internet media sul mercato pubblicitario complessivo arriverà al 30 per cento: un bel pezzettino del mercato, quasi un terzo”

Mobile, social network e internet video si confermano i grandi driver della crescita degli investimenti pubblicitari sugli internet media. Grandi protagonisti sono i cosidetti over the top, Google e Facebook in prima linea, che da soli drenano la maggior parte delle risorse. Ma per le aziende italiane e le media company tradizionali c’è spazio? Secondo Rangone sì, ma a certe condizioni. “Sono abbastanza convinto – prosegue Rangone – che in realtà anche le media company tradizionali abbiano degli asset, competenze, giornalisti, brand, audience che possono essere valorizzati nel mondo internet, ma non attraverso i modelli tradizionali di fare l’editore. E’ qui la sfida: saper innovare”.

Ma in questo scenario quale sarà il destino dell’informazione giornalistica, tradizionalmente vettore su media diversi della pubblicità e ora sempre più privato di questo ruolo, e quindi anche più povera. “Penso che oggi si possa assolutamente fare contenuti giornalisti di valore riuscendo a ripagarli anche con modelli non strettamente pubblicitari. Sono tra quelli che pensano che non sia impossibile far pagare l’utente su internet per la fruizione di contenuti informativi realmente a valore aggiunto, veramente premium, su internet”.