Tabacco, Prof. Romano: pericoloso cancellare identità del brand

E' garanzia per consumatore e crea rapporto emozionale forte

FEB 28, 2015 -

Roma, (askanews) – Rischi sul piano economico, sociale,relazionale e di tutela verso i consumatori, nel caso di una ‘cancellazione’ di identità di un prodotto. Il marchio è l’elemento identitario e distintivo di un qualsiasi oggetto. Ne parliamo con il professor Antonio Romano, presidente Inarea, tra i massimi esperti di brand identity per imprese e gruppi.

“La perdita di identità – dice – è il rischio più grande per ogni essere umano e per qualsiasi soggetto. L’identità è definita da quasi tutti i codici civili del mondo come l’unicità e l’irripetibilità del soggetto. Poichè gli esseri umani si esprimono, comunicano, tendono a trasferire il principio identitario del loro nome e della loro firma a qualsiasi realtà. Grazie a quell’elemento identitario nasce il principio della riconoscibilità, che è fondamentale perchè è l’elemento che ci porta a scegliere. Nel momento in cui una persona venisse privata del proprio nome e della propria firma è come se volessimo negare l’esistenza di quella persona”, aggiunge il professor Romano.

In particolare, la neutralità chiesta per alcuni prodotti sulle confezioni, scatenerebbe controindicazioni a numerosi livelli: “Se un prodotto viene privato della propria identità – prosegue il presidente di Inarea – è come se si volesse interrompere la catena relazionale con chi utilizza quel prodotto. Ma sul piano della relazione, esiste un’altra indicazione pericolosa: poichè privo di identità, è riproducibile da chiunque”.

Il problema riguarda in particolare il settore del tabacco, dove da più parti, a livello europeo, c’è il tentativo di arrivare all’applicazione del cosiddetto “Pacchetto generico”, ovvero pacchetti di sigarette privi di brand. Per il professor Romano i rischi sarebbero diversi, con ripercussioni sociali ed economiche. “La presenza di un marchio significa assunzione di responsabilità. E’ innegabile che esista un rapporto affettivo tra il fumatore e la sua marca di sigarette. Guai se così non fosse”.