Palermo, giovane eritrea ritrova il figlio che credeva morto

La ragazza era caduta in una profonda depressione, ora sta meglio

OTT 29, 2014 -

Palermo (askanews) – Ha ritrovato il figlio di soli 10 giorni che credeva perso in mare durante un naufragio e ora Salam, giovane eritrea di soli 20 anni, ospite del centro Caritas di Palermo ha ripreso a parlare e a sorridere dopo parecchi mesi di mutismo, dovuto a una grave depressione.

Appena arrivata, Salam aveva rifiutato cibo e visite mediche; era disperata per la sorte del suo bambino. Il piccolo però era sano e salvo, nonostante la forte denutrizione, ricoverato in un altro reparto e ora finalmente ha potuto riabbracciare la sua mamma.

Salam all’inizio non parlava con nessuno degli operatori, a parte la mediatrice culturale Yodit Abraha, che ha cercato di capire insieme a tutta l’equipe del centro come aiutarla. Più volte gli operatori avevano tentato di spiegarle che il suo bambino era in vita ma la giovane, molto depressa, non aveva la lucidità necessaria per capire.

Grazie alla tenacia e all’impegno e di Yodit, della responsabile del centri di accoglienza Nadia Sabatino e del direttore della Caritas don Sergio Mattaliano, Salam però è uscita dalla fase più critica della depressione e ha potuto incontrare il suo bambino che, per il momento, è in una comunità per minori.

Adesso la giovane riesce a vederlo due volte alla settimana per un’ora. In futuro, appena raggiungerà un equilibrio sufficiente ad autogestirsi, lo potrà incontrare anche per più giorni e per più tempo, coltivando il sogno che ha sin da quando è giunta in Italia: raggiungere, insieme al bambino, il suo compagno che vive in Germania.