Napoli, dopo 40 anni scoperto un killer ma non è più imputabile

Fu assolto per un triplice delitto del '75, il Dna lo inchioda

AGO 29, 2014 -

Napoli (askanews) – “Ne bis in idem”; vuol dire che nessuno può essere processato per un o stesso reato due volte. Per questo, Domenico Zarrelli non andrà in carcere, anche se fosse definitivamente confermato il suo coinvolgimento nella strage di via Caravaggio, a Napoli.Era il 1975 quando un killer trucidò un’intera famiglia: Domenico Santangelo, 54 anni, capitano di marina mercantile in pensione, la sua seconda moglie, l’ostetrica Gemma Cenname, di 50 anni e Angela Santangelo, figlia 19enne del marittimo.I sospetti ricaddero subito su Zarrelli, nipote dell’ex capitano, ma nonostante la condanna in primo grado, alla fine l’imputato fu assolto con formula piena e addirittura risarcito dallo Stato.C’erano però dei reperti, dei mozziconi di sigaretta, che all’epoca furono repertati solo per identificarne la marca ma che, oggi, a distanza di quasi 40 anni, sono stati nuovamente analizzati dalla polizia scientifica che – grazie al Dna – ha isolato su di essi tracce di saliva, appartenenti proprio a Domenico Zarrelli, il principale indiziato dell’epoca che tuttavia, ora, non è più imputabile.