Quanto ci costa inquinare? Luca Mercalli: è ora di fermarci

Confronto imprese-filosofi a "A seminar la buona pianta" di Aboca

LUG 7, 2014 -

Trento (askanews) – L’inquinamento e il consumo delle risorse ambientali come ricaduta necessaria della civiltà. E’ l’idea distorta ma ancora dominante da superare con urgenza con una nuova prospettiva del rapporto uomo-natura. Non è vero che per combattere la povertà e la fame bisogna accettare la violenza contro la natura. La riflessione di Luca Mercalli. “Oggi questi problemi non ci sono più e forse abbiamo più spazio per una riflessione, per capire che dobbiamo fermarci un attimo prima di essere travolti dal nostro stile di vita. Credo che sia la consapevolezza che a tutto c’è un limite. non si può crescere continuamente nell’avidità dei consumi in una vera e propria bulimia di tutto ciò che ci circonda”. Mercalli ha partecipato insieme con il filosofo della scienza, Telmo Pievani, al sindaco di Vallarsa e direttore del dipartimento di Economia dell’Università di Trento Geremia Gios, e al direttore generale di Aboca Massimo Mercati, all’incontro conclusivo del festival “A seminar la buona pianta”, svoltosi in trentino per la direzione artistica di Giovanna Zucconi.Festival – voluto da Aboca, azienda agricola a rigorosa vocazione naturale – che tra passeggiate, confronti e spettacoli ha visto artisti, scrittori, musicisti e uomini di impresa interrogarsi sul senso del rapporto uomo-natura. “Tornare a domandarsi rispetto ai fenomeni di base della natura, rispetto ad una vita più aderente ai limiti fisici del territorio, probabilmente è una esigenza profonda che per ora è sentita da una piccola parte della popolazione, ma che queste iniziative culturali hanno il compito di trasmettere a chi ancora non se ne è accorto.Nell’incontro è stato affrontato il tema delle ricadute negative dell’industria e dell’agricoltura, con il rilancio di un esempio positivo, quello della Vallarsa, dove a dover dimostrare che la produzione agricola sia “naturale” non sono le aziende biologiche – come avviene oggi in Italia – ma quelle tradizionali. Una sorta d’inversione dell’onere della prova di sostenibilità ambientale che va a contrastare il modello che, attraverso gli incentivi pubblici e di politica agricola, oggi invece premia proprio chi inquina. Ma c’è ancora molto da fare. “Con la consapevolezza che con gli interventi di politica agricola che pesano per la metà del valore della produzione agricola, invece di favore i valori che non passano attraverso il mercato, ma favoriamo dei danni, credo che sia possibile cambiare le cose”.