Allarme Assobirra: con aumento accisa bruciati 2.400 posti

La richiesta di fermare ultima scadenza prevista a gennaio

GIU 25, 2014 -

Milano (askanews) – Duemila e 400 posti di lavoro in meno, la metà dei quali già persi nel corso degli ultimi sei mesi, un calo dei consumi previsto del 5 per cento seguito da un innalzamento dei prezzi, e un incasso realistico di solo il 40 per cento del gettito iscritto nelle casse dello Stato. Sono i risultati deleteri dell’aumento dell’accisa sulla birra che porteranno a gennaio 2015 all’aumento monstre della fiscalità sulla bevanda del 30 per cento in soli 15 mesi.L’allarme è lanciato dal presidente di Assobirra, Alberto Frausin: “Questa accisa la pagano soprattutto i consumatori oggi che sono in maggior difficoltà, e si riverbera nella perdita di 2400 posti di lavoro in tutta la filiera dai produttori alla distribuzione. Si tratta dei 2400 posti di lavoro in Italia”.L’allarme di Assobirra è argomentato con un dossier realizzato con il contributo dell’isituto REF dove si dimostra che l’aumento porta alle casse dello Stato solo 68 milioni dei 177 preventivati, a fronte di un costo sul tessuto produttivo altissimo. E dire che se l’accisa fosse ai livelli spagnoli e tedeschi, ovvero 3-4 volte in meno, verrebbero generati nel settore circa 5.000 posti di lavoro in più.Invece a pagare sono ancora i consumatori, e tra loro quelli più deboli.”Lei compra al supermercato una birra da un euro – spega Frausin – quando nel 2015 saranno applicate gli ultimi aumenti di accise, 40 centesimi sono solo di iva e accisa. Man mano che sale sul prezzo c’è un effetto sull’iva, ma molto più basso. Quindi penalizziamo soprattutto i consumatori delle fasce più basse.”Da qui la richiesta al governo: “Chiediamo al governo – dice Frausin – che quando dovremo applicare gli ultimi aumenti di accise questi vengano sostituiti con altri strumenti”.