Massacra a coltellate famiglia nel Milanese e va a vedere partita

Marito confessa. Aveva una cotta non ricambiata per sua collega

GIU 16, 2014 -

Milano (askanews) – “L’ipotesi più plausibile, che poi è quello che lo ha fatto crollare, è la passione nutrita per una donna diversa dalla moglie e forse anche un matrimonio vissuto non in maniera serena ma come una sorta di obbligo, di laccio personale, lo abbia portato a fare questo gesto ingiustificabile e ingiustificato sotto ogni punto di vista”. Così il comandante provinciale dei carabinieri di Milano Maurizio Stefanizzi ha spiegato il possibile movente che ha portato Carlo Lissi ad assassinare a coltellate la moglie Cristina Omes di 38 anni, la figlia Giulia di 5 anni e mezzo e il figlio Gabriele di 20 mesi nella loro villetta di Motta Visconti nel Milanese. Prima di uccidere la donna, l’uomo ha avuto con lei un momento di intimità e dopo la strage ha inscenato una rapina ed è andato a vedere la partita dell’Italia in un pub insieme con un amico. Tornato a casa ha chiamato i soccorsi.Il Procuratore di Pavia Gustavo Cioppa: “Il personaggio ha mantenuto una freddezza tale, che poi valuteremo in sede giudiziaria, che gli ha consentito di precostituire una serie di situazioni apparenti (che poi sono state smascherate) quali una rapina ad opera di ignoti, perché erano spariti i gioielli, la cassaforte era aperta e altre situazioni”. Al termine dell’ennesimo, drammatico, interrogatorio, il 31enne impiegato incensurato ha confessato il massacro e ha fatto ritrovare il coltellaccio da cucina che aveva gettato in un tombino. “Quando si rende conto che non ha più possibilità di scampo – ha concluso Stefanizzi – dice: ‘Voglio il massimo della pena’ e comincia a dare finalmente la versione corretta, che era però gia stata ricostruita dai carabinieri che avevano investigato”.