Italia, crisi di reputazione: in 6 anni -58% investimenti esteri

La fotografia del Censis sull'attrattività del nostro Paese

GIU 7, 2014 -

Milano (askanews) – Tra le risorse fondamentali che fuggono dall’Italia non ci sono solo i cosiddetti cervelli, le risorse umane e professionali che cercano fortuna all’estero. Lasciano l’Italia anche gli investitori esteri che pure avevano trovato nel nostro Paese opportunità importanti di sviluppo.In sei anni – dal 2007 al 2013 – la diminuzione degli investimenti stranieri in Italia ha infatti raggiunto livelli drammatici: meno 58 per cento. Così ha fotografato il sesto numero del Diario della Transizione rilasciato dal Censis.Nonostante sia ancora oggi la seconda potenza manifatturiera d’Europa e la quinta nel mondo, il nostro Paese detiene solo l’1,6% dello stock mondiale di investimenti esteri, contro il 4,8% della Francia o il 5,8% del Regno Unito. Inoltre l’Italia si trova ora in pieno deficit di reputazione: anche se vengono riconosciuti i nostri “fondamentali” (il made in Italy, le eccellenze manifatturiere, l’italian way of life), ci troviamo al 65esimo posto nella graduatoria mondiale dei fattori determinanti l’attrattiva di capitali.Stiamo parlando di cose come le procedure, tempi e costi necessari per avviare un’impresa, o per ottenere permessi edilizi, o allacciare una utenza elettrica business. E non solo siamo lontanissimi dalla vetta della classifica assegnata a Singapore, ma in Europa solo Grecia, Romania e Repubblica Ceca presentano condizioni peggiori delle nostre.Per ottenere tutti i permessi, le licenze e le concessioni di costruzione, in Italia occorrono mediamente 233 giorni, 97 in Germania. Per allacciarsi alla rete elettrica servono 124 giorni in Italia, 17 in Germania.Esempi concreti che lasciano sconfortati.