Il telelavoro come efficienza: l’esperienza del Trentino

Il progetto pronto per essere esteso a tre quarti personale PAT

GIU 4, 2014 -

Trento (askanews) – Ambiente, tecnologia, famiglia e risparmio: sono i criteri che hanno ispirato il progetto di telelavoro realizzato in Trentino.Paola Borz, repsonsabile servizio risorse umane della Provincia autonoma di Trento.”Il progetto di telelavoro è iniziato nel 2012 e consiste nella possibilità per i dipendenti della provincia di lavorare da casa, o in telecentri come questo per alcuni giorni alla settimana”In base ad un accordo sindacale biennale, i lavoratori della Provincia autonoma di Trento rinunciano all’indennità di mensa per i giorni telelavorati, e al pagamento totale degli straordinari, per poter lavorare o da casa, o in uno dei 12 centri distributi sul territorio, e quindi più vicini alle residenze dei lavoratori, per un massimo di 4 giorni alla settimana. Se si pensa al territorio della Provincia che impone ai dipendenti spostamenti medi fino a 60 chilometri al giorno per recarsi al lavoro si comprende come l’avvio del progetto sia stato a dir poco travolgente.”I vantaggi possono essere suddivisi in termini di conciliazione, in termini economici. E abbiamo inoltre razionalizzato i costi per gli spazi e ottenuto la riduzione dell’anidride carbonica”, prosegue Paola Burz.Sui primi 100 telelavoratori coinvolti i risparmi sull’ambiente sono stati calcolati in 137mila tonnellate di C02 in meno all’anno. Ma non solo: sono state dimezzate le ore di missione, ed è stato dato un fortissimo impulso alla dematerializzazione delle pratiche.Ma non tutte le criticità sono state risolte al primo colpo.”I coni d’ombra in questo momento sono legati alla necessità di far cambiare la mentalità in parte dei lavoratori, ma soprattutto dei dirigenti. E quindi l’idea di passare da una attività basata sulla presenza a una basata sul risultato.Il telelavoro facilita la conciliazione lavoro-famiglia, ma nello stesso tempo può tradursi per il lavoratore nell’isolamento o in perdita di produttività. Anche in questo caso la risposta del Trentino è stata netta.”Noi sconsigliamo caldamente, e così accade, di lavorare con i bambini o con i genitori anziani – spiega Burz – ci deve essere una postazione a sè stante. Il telelavoro è solo un modo per essere più vicini, risparmiare tempo e denaro, non per sostituire il lavoro con qualcos’altro e questo è un punto fondamentale del progetto”.Su 4.000 dipendenti della Pronvicia Autonoma, 3.000 sono impegnati su attività “telelavorabili”. A luglio del 2013 i dipendenti che aderiscono al telelavoro sono 245, con l’obiettivo di estendere ora il progetto in maniera capillare.