Cambia tutto per lo Ior nell’era di Papa Francesco

Bergoglio crea malumore ma tira dritto

GEN 17, 2014 -

Roma (askanews) – Potrebbe diventare una banca etica, una società di gestione, una fondazione bancaria. Quel che è certo è che, nelle intenzioni di Papa Francesco, lo Ior, l’Istituto per le Opere di Religione all’origine di mille scandali, in futuro non sarà più lo stesso. Qualcuno, anche nell’entourage del Pontefice argentino, spera che il Papa, semplicemente, chiuda lo Ior. Difficile, dicono altri, mandare avanti le missioni della Chiesa nei paesi poveri senza una cassaforte in Vaticano.Da Paul Marcinkus al crac del Banco ambrosiano, dalla maxi-tangente Enimont al riciclaggio di denaro mafioso, dallo scontro con Bankitalia al siluramento di Ettore Gotti Tedeschi, però, lo Ior, da sempre, al Vaticano non porta solo denaro, ma anche tanti problemi. “Servono trasparenza e onestà”, ha detto Bergoglio dopo l’ennesima bufera che l’estate scorsa ha investito l’istituto, l’arresto per truffa e corruzione del monsignore vaticano Nunzio Scarano. Una vera e propria bomba per il Vaticano.E il Papa argentino, che aveva inizialmente deciso di affrontare il capitolo Ior più in là, ha preso la questione in mano. In pochi mesi ha decapitato i vertici dello Ior, ha promulgato nuove leggi sull’antiriciclaggio, ha commissariato i cardinali che sovrintendevano all’istituto. E, giovedì, ha nominato una nuova commissione cardinalizia di vigilanza, piazzando, al posto della vecchia guardia guidata dal cardinale Bertone, porporati di sua fiducia. Tocca molti interessi, crea malumore e ostilità nella Curia romana e non solo. Il procuratore anti-ndrangheta Nicola Gratteri ha dato per primo l’allarme, Bergoglio sta innervosendo i capi-cosca e se potessero fargli uno sgambetto glielo farebbero. Lui, Bergoglio, tira dritto. E’ stato chiamato dalla fine del mondo per cambiare il Vaticano, costi quel che costi.