Nel carcere di Opera una palestra di libertà grazie ai privati

Stato senza fondi, ci pensano Edison e Fondazione Cannavò

DIC 12, 2013 -

Milano (askanews) – Il degrado e il sovraffollamento delle carceri italiane lasciano poco spazio e zero fondi a strutture in apparenza non fondamentali come le palestre dei penitenziari, per questo nella casa di reclusione di Opera, poco lontano da Milano, ci hanno pensato i privati della fondazione Candido Cannavò e di Edison, che hanno ristrutturato e attrezzato il locale di 500 metri quadrati dedicato allo sport dei detenuti. “La palestra è l’unica cosa bella che c’è in carcere, finché possiamo usarla la sfruttiamo, sarebbe bello poterla usare tutti i giorni”. “La palestra è uno spazio di libertà, grazie al quale riusciamo a scacciare la depressione del carcere, dove riusciamo a trovare gli stimoli per andare avanti”. Il progetto prevede una seconda fase, nel 2014, che estenda l’uso dell’impianto oltre il calcetto a all’attività individuale come spiega il direttore del carcere Giacinto Siciliano: “Vogliamo valorizzare lo sport non soltanto come occasione per le persone di accedere alle attività a titolo individuale, ma proprio come momenti di gruppo, di confronto e di crescita. Imparare a rispettare le regole della civile convivenza alla fine è l’unico modo per stare bene insieme alla gente”. Del resto anche Nelson Mandela, durante i 27 anni trascorsi in isolamento a Robben Island, non rinunciava mai alla sua corsa quotidiana e nello sport, diceva, trovava la libertà della mente, importante quasi quanto quella del corpo.