Speleo-archeologi al lavoro per mappare acquedotti di Roma antica

Le moderne tecnologie per conoscere meglio una città sotterranea

OTT 29, 2013 -

Roma, (askanews) – Mappare la Roma sotterranea e in particolare gli undici acquedotti che nell’antichità attraversavano la Città Eterna per centinaia e centinaia di chilometri. E’ quello che fanno, calandosi nelle viscere di Roma, questi speleo-archeologimuniti di Gps, misuratori laser e scanner 3D. L’obiettivo del centro di ricerche “Sotterranei di Roma” è di documentare, esplorare e ridisegnare il tracciato dei più importanti acquedotti che nell’antichità fornivano il supporto idrico all’Urbe. Lo spelo archeologo Alfonso Diaz Boj. “Sono fiero – ha detto – di effettuare queste ricerche che combinano i metodi dell’archeologia degli albori con gli strumenti tecnologici più recenti”.Ancora oggi si conosce pochissimo dei chilometrici percorsi sotterranei degli acquedotti. E l’incertezza aumenta man mano che ci si avvicina al centro della città dove, con il denso sviluppo edilizio, la morfologia del territorio è stata spesso stravolta, cancellando in superficie ogni traccia della presenza di questi importanti monumenti. Secondo lo speleo-archeologo Riccardo Paolucci si tratta dell’ultimo territorio da esplorare:”C’è una grande riscoperta del sotterraneo anche perché tutto l’emerso è stato già studiato”, ha detto. Un solo acquedotto antico ancora oggi è in funzione: dopo secoli e secoli, e al termine di un percorso lungo venti chilometri, continua al alimentare di acqua la Fontana di Trevi.(immagini Afp)