Lampedusa, profughi: in mare per ore dopo ribaltamento barcone

I racconti degli ospiti del centro di accoglienza dell'isola

OTT 5, 2013 -

Lampedusa, (askanews) – Cinque mesi di viaggio per raggiungere la Libia, poi la traversata via mare, a bordo di barconi di fortuna sui quali la vita è sempre a rischio: è il viaggio della speranza che i profughi eritrei intraprendono per raggiungere l’Italia. L’ha fatto anche Abrahal, 41 anni, arrivato a Lampedusa qualche giorno fa, e dopo di lui suo figlio, che ha avuto meno fortuna: era sulla barca naufragata di fronte all’isola dei Conigli, oltre un centinaio di suoi compagni di viaggio sono morti.”Mio figlio era talmente sconvolto e spaventato che non siamo riusciti a parlare, mi ha raccontato di essere rimasto in acqua almeno cinque ore dopo che il barcone si è ribaltato”. Con lui, gli ha riferito, c’erano circa 500 persone, molte mancano ancora all’appello. Nel centro di accoglienza di contrada Imbriacola i sopravvissuti raccontano ai compagni cosa è successo.”Il capitano ha dato fuoco a una coperta, le persone si sono spaventate e hanno cominciato a muoversi, così la barca si è ribaltata e sono finiti in mare” spiega Mohammed, che ha raccolto le loro confidenze. Alisha descrive la sofferenza delle donne che affrontano il lungo viaggio con i figli piccoli.”E’ molto dura arrivare qui, i bambini piangono perchè hanno paura, fa molto caldo”.Tutti gli ospiti del centro hanno un desiderio comune: uscire da quelle quattro mura e andare in cerca di una vita migliore.(immagini Afp)