Migranti morti a Scicli, i soccorritori: li buttavano in mare

Il racconto di un bagnino e un maresciallo di Modica

OTT 1, 2013 -

Scicli (askanews) – Scegliere chi far vivere e chi lasciar morire. E’ la decisione che hanno dovuto prendere i primi soccorritori del tragico sbarco di Scicli, nel Ragusano, in cui sono morti annegati tredici migranti. Alberto Proietto e Carmelo Floriddia, un bagnino e un maresciallo fuori servizio, si sono subito tuffati in acqua cercando di salvare quante più vite possibili: “Assieme siamo riusciti a trarre in salvo sette persone”.Proietto conferma il tragico racconto dei sopravvissuti che hanno detto di essere stati costretti a buttarsi in mare con violenza dagli scafisti. “Ho visto una persona che stava sulla barca e li spingeva, poi hanno iniziato a spingersi l’uno con l’altro e si sono buttati in acqua tutti in unica volta”Nel frattempo, prima che arrivassero i soccorsi, gli uomini della spiaggia di Sampieri cercavano di riportare i cadaveri dei migranti a riva, come racconta Michele Gambaro: “Quando son sceso giù ho cominciato a vedere i primi corpi stesi sulla sabbia e uno proprio qui vicino che con l’aiuto di un turista di passaggio siamo riusciti a tirarlo a riva, ma ormai non c’era più niente da fare”.L’ennesima tragedia in mare nel Mediterraneo è avvenuta nei luoghi resi celebri dalla fiction del Commissario Montalbano fra l’incredulità dei turisti: “La gente del ristorante ha detto che sono gente che viene dall’Africa che sono venuti e sono morti”.