Pizzaiolo in carcere per errore, ci torna per insegnare ai minori

Dal dramma alla solidarietà in un libro la storia di Ernesto Fico

SET 21, 2012 -

Napoli (askanews) – Un errore giudiziario, l’arresto, poi il carcere da innocente: per 106 giorni fino all’assoluzione con formula piena “per non aver commesso il fatto”. Di quella terribile esperienza, tuttavia, Ernesto Fico, pizzaiolo 43enne di Napoli, ha fatto tesoro trasformando il suo calvario in un’occasione per aiutare i giovani detenuti del carcere minorile di Nisida con un corso per aspiranti pizzaioli.”E’ durato, a spese mie, quasi sei mesi, alla fine abbiamo fatto un’enorme festa convocando anche i calciatori del Napoli e vari amici ristoratori i quali hanno preso dei ragazzi a lavorare e grazie a me e all’associazione ‘Scugnizzi’ abbiamo messo anche dei ragazzi a lavorare che escono e entrano”.Ernesto ha scritto la sua storia in un libro, “L’urlo dentro”, che fino a quando non ha vinto un concorso ha avuto difficoltà a trovare un editore. Tra le sue pagine, il pizzaiolo ripercorre il dramma della sua detenzione e il malessere vissuto tanto dietro le sbarre, quanto fuori, ripensando alle condizioni di vita dei detenuti.”Io ancora di notte sento i rumori dei secondini che passano vicino alle sbarre”.A “condannare” Ernesto la sua calvizie che, come racconta, ha fatto sì che la sua accusatrice lo scambiasse per il vero rapinatore.”Una donna di 25 anni era stata rapinata in un suo negozio, disse che un ragazzo senza capelli le aveva fatto una rapina e in quel momento mi ha accusato. Poi, grazie ai testimoni, hanno accertato che non ero io”.