Alaska, trivellazioni petrolifere spaventano gli Inupiat Eskimo

La Shell sta progettando una campagna di prospezioni nell'Artico

LUG 23, 2012 -

Point Hope, Alaska (askanews) – La febbre del petrolio sta contagiando l’ultimo santuario statunitense. La Shell cerca di spingere le sue prospezioni dove nessuno finora si era mai spinto. Steve Oomittuk, sindaco di Point Hope, in Alaska, non nasconde l’ansia sua e della sua cittadina contro quella che sembra l’ormai inevitabile campagna di ricerche petrolifere nelle acque di fronte alle coste. Quello che hanno sempre chiamato “il nostro giardino”.”Qui abbiamo continuato a cacciare le balene per migliaia di anni”.Il 65% della dieta del suo popolo, gli Inupiat Eskimo, infatti, è tratto da ciò che riescono a cacciare e a raccogliere. E la fonte principale è costituita dalle balene. “La balena ci nutre e ci veste. Ci offre riparo. la nostra stessa spiritualità. Ci permette di avere un’identità, di sapere chi siamo come popolo”.Ma non è solo su trichechi, foche e balene che Point Hope affida la sua sopravvivenza. Nella dieta rientrano anche queste incredibili uova degli uccelli marini dell’Artico, che assomigliano a coloratissime uova di Pasqua.Il timore è che una fuoriuscita di petrolio, anche al largo, possa spingere le croste galleggianti di greggio sulle rive minando un anello della catena alimentare e provocando conseguenze irrimediabili. Sconvolgendo ogni equilibrio. Gli Inupiat di Point Hope hanno paure ben fondate.”Pensate alla Exxon Valdez, al Golfo del Messico Avevano detto che non sarebbe successo niente. Ma invece tutto può sempre succedere”.