Storie di immigrazione e rabbia al Cie di Milo, a Trapani

Parlano extracomunitari rinchiusi nel centro da mesi

GIU 1, 2012 -

Trapani, (askanews) – Passeggiando tra i padiglioni del Cie di Milo, a Trapani, si ascoltano decine di storie di disperazione e rabbia degli extracomunitari rinchiusi nel centro da tanti mesi. Mohamed, tunisino di 54 anni, da 33 vive in Italia lavorando come allevatore di cavalli. “Io non sto chiedendo niente. Solo il mio diritto. Non ho rubato, non voglio rubare niente. Ho pagato 20 anni di tasse in Italia, e voglio i miei soldi per poter fare il biglietto e tornare a casa mia in Tunisia”.Dopo tutto quello che ha fatto in Italia, è molto sfiduciato. “Mi sento come un limone spremuto su una bistecca, non chiedo niente, chiedo solo il mio”.Tanta amarezza anche nelle parole di un suo connazionale. Anche lui vive da tanti anni in Italia, ospite regolare fino al giorno in cui gli è scaduto il permesso di soggiorno, per lui si sono aperte le porte del centro.”Si sta meglio in carcere. Lì sai quando esci e puoi sperare anche nelle riduzioni di pena. Ma qui no. Dovete fare qualcosa, non è colpa dei poliziotti fanno solo il loro lavoro”.