Mani Pulite, Di Pietro: 20 anni dopo la corruzione c’è ancora

"Nei Paesi occidentali è fatta con atti non penalmente rilevanti"

FEB 17, 2012 -

Roma, (askanews) – “Dopo 20 anni il sistema si è ingegnerizzato, la corruzione c’è ancora e i magistrati vengono ancora visti non come coloro che fanno applicare la legge, ma coloro che vogliono fermare la politica, contrariamente al vero”. Mani Pulite, 20 anni dopo: Antonio Di Pietro, tra magistrati simbolo dell’inchiesta milanese che ha portato alla caduta della Prima Repubblica, oggi leader politico, spiega cosa sia successo dal 1992 a oggi, cosa è cambiato e cosa invece no. “L’inchiesta Mani Pulite in Italia ha riguardato circa tremila persone, di queste circa duemila sono state condannate o hanno patteggiato”.Un fenomeno, come l’inchiesta milanese del 1992 ha permesso di scoprire, non è solo italiano ma comune alle moderne democrazie europee. “La moderna corruzione nei Paesi occidentali – dice Di Pietro – è fatta con atti non penalmente rilevanti: una volta si pagava una mazzetta, denaro in buste nascoste sotto il materasso, adesso si dà una consulenza, un incarico, c’è un voto di scambio, le grandi lobby appoggiano un candidato piuttosto che un altro”.Vent’anni dopo, dice Di Pietro, la situazione non è cambiata: politici e imprenditori non hanno voluto correggere il sistema, anzi hanno depenalizzato alcuni reati, come il falso in bilancio, o ridotto i tempi della prescrizione.