Catania, l’ombra della mafia dietro la festa di Sant’Agata

Fatti che risalgono al 1994 secondo testimonianza di due pentiti

FEB 2, 2012 -

Catania, (askanews) – Infiltrazioni mafiose durante la festa di Sant’Agata. Soste davanti alle abitazioni dei boss, scommesse clandestine e soldi destinati alla festa utilizzati per l’acquisto di cocaina e armi. Fatti che risalgono al 1994, secondo le dichiarazioni di due pentiti, come commenta Renato Camarda dell’associazione Libera: “Sono dichiarazioni di pentiti, quindi non sappiamo se sono del tutto vere o false. Dipingono comunque un quadro molto grave in cui si vede che c’è l’influenza di cosche mafiose sulle famose candelore. Ci sono delle storie notevoli che, secondo i pentiti, dimostrano il collegamento tra alcuni cerei e cosche mafiose”.Durante la conferenza stampa organizzata dal comitato per la legalità nella festa di Sant’Agata è intervenuta Milena Verzì, madre di Andrea Capuano, il ragazzo morto nel 2010 a causa della cera depositata sulle strade durante la festa.”Vorrei capire perché quando una tradizione è pericolosa creando feriti, disagi e morti, non si prendono provvedimenti seri. Ci vantiamo che la festa di Sant’Agata è la terza al mondo come bellezza, ma il mondo sa cosa sono i retroscena di questa festa?”Le nuove linee adottate dalla curia catanese contrastano la presenza di associazioni mafiosi durante la festa di Sant’Agata. Restano però anni di silenzio su cui fare luce e chiarezza.