Locri, il passaggio di consegne del boss scolpito sulla tomba

L'epitaffio: "Ci hai lasciato un'eredità che porteremo avanti"

SET 23, 2011 -

“Ci hai lasciato un’eredità che porteremo avanti sempre e comunque”. Firmato moglie e figli. E’ l’ultimo saluto familiare su una delle lapidi del cimitero di Locri.Tutto naturale, se letto alla stregua di un normale epitaffio commosso. Ma in questa tomba riposa per sempre Antonio Cordì; descritto come “modello autorevole di vita” è l’uomo che per 10 anni ha comandato l’omonima ‘dnrina di Locri.E quelle parole vanno quindi lette e decodificate anche utilizzando il codice della ‘ndranghetaDetto “il ragioniere”, non un titolo, ma un soprannome, ha traghettato la cosca in un decennio di sangue, segnato dalla faida con la famiglia rivale dei Cataldo e da almeno 30 morti. Uno degli affiliati al suo clan, Salvatore Ritorto, è considerato l’esecutore materiale dell’omicidio del vicepresidente della regione Calabria Francesco Fortugno.Alla luce di tutto questo e dell’arresto dei figli di Cordì nel 2009 per associazione a delinquere, al di là della facoltà di esprimere un amore familiare comunque incontestabile, queste parole hanno il sapore di un messaggio postumo, dell’attestazione scolpita sul marmo di un passaggio di consegne.