Festa di Roma, Infascelli: Francesco Totti è stato il mio coregista

Presentato il documentario che sarà in sala 19, 20, 21 ottobre

OTT 17, 2020 -

Roma, 17 ott. (askanews) – Totti è il protagonista della Festa del cinema di Roma nonostante la sua assenza, dovuta alla recente scomparsa del padre. Il documentario “Mi chiamo Francesco Totti”, che dopo la presentazione alla Festa sarà nei cinema il 19-20-21 ottobre, è il racconto di uomo con un dono speciale che ripercorre la propria vita, quasi in un flusso di coscienza, che coinvolge ed emoziona. Proprio di flusso di coscienza ha parlato il regista Alex Infascelli, che ha affermato: “Francesco è il mio coregista. Volevo che avesse l’occasione di raccontare se stesso, in realtà ha raccontato tutti noi”. Infascelli ha poi aggiunto a proposito della sua scelta di non essere presente alla Festa: “Francesco ha deciso ‘sto male, voglio stare da solo e ho bisogno di tempo’, ma credo abbia anche voluto che il film parlasse al posto suo perché ha detto tutto lì”.

In apertura di “Mi chiamo Francesco Totti” si vede il capitano della Roma dentro l’Olimpico la notte prima dell’addio al calcio e da quel momento parte il suo racconto. Attraverso filmati personali di repertorio, immagini delle sue partite, dei suoi straordinari gol, momenti della vita pubblica, emerge la straordinaria vicenda di un uomo e il racconto dell’amore profondo tra lui e la sua città, la sua gente. Sullo schermo scorrono le prime immagini sulla spiaggia, ad un anno, mano nella mano con il padre, quando dà il primo calcio al pallone, poi il bambino timido che nel cortile della sua scuola tira calci al pallone, poi la scuola calcio, la Lodigiani, la prima volta a Trigoria, fino a tutti i successi con la sua Roma e con la nazionale, con l’apice dello scudetto del 2001 e la vittoria dei mondiali nel 2006. Il film mostra, parallelamente ai rapporti professionali con i vari allenatori, la costante presenza nella vita del calciatore della famiglia, degli amici, poi della moglie Ilary, dei figli. Fino a quel 28 maggio 2017 in cui commosse un’intera città con il suo addio al calcio giocato.

“Ho ascoltato la sua voce e l’ho portata nella narrazione” ha detto Infascelli, che ha confessato di non essere né un esperto di calcio né un tifoso. “Non volevo parlare di calcio, volevo andare da Francesco e non da Totti, e quando gli ho detto che non sapevo niente della materia lui mi ha detto: ‘E perfetto’. Da lì abbiamo cominciato a duettare, perché lui, in quel momento, aveva voglia di raccontarsi”. Da una domanda sulla presenza di rimandi cristologi nel film, scaturisce il parallelo che Infascelli fa tra Totti, Cristo e Kurt Cobain: “Francesco è cresciuto in una famiglia molto cattolica e poi siamo a Roma, ma io credo che siano tre persone che hanno fatto in tenera età cose incredibili e hanno rinunciato al proprio ego per fare qualcosa di importante”. Il documentario arriverà su Sky il 16 novembre.