“Materiale domestico”, una Nada sincera dai suoi archivi musicali

Esce l'8 novembre, 24 brani originali, tra cui 4 inediti

NOV 6, 2019 -

Roma, 6 nov. (askanews) – Il 2019 di Nada non si è ancora esaurito. Dopo un disco bellissimo come “È un momento difficile, tesoro”, uscito lo scorso gennaio per Woodworm e un lungo tour, l’artista toscana regala l’apertura dei suoi archivi musicali. Il disco “Materiale domestico”, in uscita il prossimo 8 novembre per Woodworm, (in doppio cd o doppio vinile) è un accurato lavoro di selezione fra centinaia di ore di musica, da cui sono emersi ventiquattro brani – di cui quattro inediti – messi su nastro nel periodo originale nel quale sono stati concepiti. Dunque troviamo una Nada che tra il 1986 e il 2019 registra delle prime versioni – autentici provini – di canzoni che poi finiranno nei suoi dischi nelle stesure definitive.

Di questo progetto fa parte anche un’autobiografia dal medesimo nome, edita da edizioni Atlantide e pubblicata il 21 ottobre, un paio di settimane prima del disco. Come sempre si tratta di un racconto di vita schietto, crudo e lucido, così com’è l’arte di Nada: consapevole.

Il disco è stato anticipato, lo scorso 18 ottobre, dall’uscita di uno di questi brani inediti, “Come una roccia”, che reca l’orgogliosa data di registrazione del 1995. Il brano è disponibile su tutte le piattaforme di streaming.

“Questo materiale domestico in LoFi o bassa fedeltà, con qualche distorsione e alcuni ‘lievi’ rumori di fondo, l’ho registrato nel corso degli anni su musicassetta mono, poi cassetta stereo, Revox 2 tracce, successivamente Teac 4 tracce a cassetta, per passare al minidisc Sony, Fostex 8 tracce a bobina, Alesis 8 tracce, fino ad approdare, sul tardi, nell’era del computer, a Garage Band – ha raccontato Nada – Quasi sempre coadiuvata dalla mia vecchia batteria elettronica Oberheim dmx e con l’aggiunta di suoni alquanto sintetici dati da alcune macchinette digitali senza nome, mischiati con l’analogico delle mie fidate chitarre elettriche Viper Ovation, Gretsch, una B.C. Rich acustica e una Giannini classica. Di rado un vecchio pianoforte Petrof verticale male accordato, posizionato nel sottoscala della mia vecchia casa di Roma. E non posso dimenticare per qualche session un vecchio basso Fender Jazz del 1966. Quelli che ho scelto, tra i tanti che mi sono capitati tra le mani, sono ‘provini’ nati dalla cucina alla sala, a volte in corridoio, e che vogliono essere solo una sincera testimonianza del mestiere che faccio. Dalla ricerca iniziale quando l’idea è ancora nell’aria, fino al miracolo della sua cattura, il mio Materiale domestico vuole documentare proprio il risultato dell’unione di suoni e parole nel momento in cui vengono fissati su un aggeggio fisico. Alcune di queste canzoni sono rimaste strutturalmente pressoché uguali, mentre altre hanno stesure, parole, parti di melodia e accordi differenti da quelli poi andati a finire su un disco. Altre non le ho mai registrate su disco perché non mi sembravano adatte a quel progetto, o a quel momento”.

“Per ascoltare bene questo Materiale domestico bisogna sorvolare sulla parte tecnica e percepire quella che è la vera anima delle composizioni. Purtroppo a volte, in studio di registrazione, per far rendere al meglio le belle macchine, non ci si accorge di farsi sopraffare dai loro sofisticati trucchi, e così spesso capita di perdere la vera essenza di quello che si era raccolto nell’aria, e che alcuni chiamano ispirazione, e io chiamo anche lavoro”, ha concluso.