Carolina Rosi: papà regista scomodo ma con senso responsabilità

Fuori concorso a Venezia il documentario sul grande regista

SET 5, 2019 -

Roma, 5 set. (askanews) – E’ un racconto che Carolina Rosi fa del padre, il grande regista Francesco Rosi, attraverso la sua cinematografia, rivelandone anche il lato privato, il documentario “Citizen Rosi”, diretto da Carolina e da Adele Gnocchi, presentato Fuori Concorso Mostra del cinema di Venezia. Nel film si succedono anche le voci di altri registi come Giuseppe Tornatore e Roberto Andò. Quello di Francesco Rosi è sempre stato un cinema dal forte impegno civile. “Siamo partiti dai film fondamentali dell’impegno civile di mio padre. – ha affermato Carolina – Lui è sempre stato un regista scomodo ma il senso di responsabilità e l’amore per il proprio Paese lo hanno sempre spinto ad andare avanti. Oggi farebbe un film per riportare i puntini sulle i di valori inconfutabili”.

Nel panorama del cinema italiano non esiste un altro Rosi, secondo la figlia del regista: “La censura di oggi – ha detto Carolina – e più dura rispetto a una volta, anche nel giornalismo e tra i produttori in passato c’era molta più libertà. Oggi non c’è la possibilità di essere pungenti come Rosi, ci sono filtri e anche gli autori più impegnati subiscono un ammorbidimento”. Carolina, oggi attrice di teatro e direttore artistico della Compagnia Luca De Filippo, ha aggiunto: “Il cinema di mio padre aveva come faro il senso del dovere e di responsabilità, voleva che avesse una funzione sociale, per far capire i periodi bui di questo Paese. Voleva che i suoi film fossero fruibili non solo dall’intellettuale preparato ma da tutti, soprattutto dalle nuove generazioni. Sarebbe bello, ora, portare il documentario nelle scuole”. Intanto l’Istituto Luce distribuirà il film nella sale in autunno.

Gnocchi ha aggiunto: “Quando è uscita la biografia di Francesco Rosi scritta da Tornatore lui era ancora vivo. Carolina aveva visto da poco una rassegna dei film del padre, e ci è venuto in mente di rimetterli in fila per come raccontavano al meglio la storia d’Italia”. La figlia del regista ha spiegato: “Ci siamo chieste se fosse davvero cambiato qualcosa, se ci fosse stata una trasformazione della società italiana. Abbiamo voluto sentire l’opinione di registi, giornalisti e magistrati che hanno analizzato e raccontato cosa era successo in Italia partendo dai film di Rosi”. Gnocchi ha lavorato sulla documentazione del cineasta. “Rosi era un lavoratore instancabile, raccoglieva una mole spaventosa di documenti, ci ha colpito la straordinaria preparazione di ogni film e poi la semplicità del racconto del suo film” ha detto la regista.