Storie di ordinario sessismo italiano, al cinema “Dicktatorship”

I registi Hofer e Ragazzi tornano nelle sale dal 10 giugno

GIU 6, 2019 -

Roma, 5 giu. (askanews) – Dopo l’anteprima mondiale al festival Hot Docs di Toronto, uno dei principali appuntamenti mondiali dedicati al documentario, arriva nelle sale italiane da lunedì prossimo 10 giugno il nuovo film di Gustav Hofer e Luca Ragazzi, “DICKTATORSHIP – FALLO E BASTA!”.

“La Merkel ha le palle…”. Gustav e Luca vivono insieme da tanti anni. Un giorno, a colazione, una battuta infelice rischia di mettere in crisi il loro rapporto di coppia: possibile che Gustav non si sia mai reso conto che Luca è un maschilista? E come mai anche un uomo progressista come Luca è capace di atteggiamenti sessisti senza neanche accorgersene? La discussione è il pretesto per iniziare un’analisi puntuale del loro – e nostro – Paese. Un viaggio alla scoperta delle storie di ordinario sessismo dell’Italia di oggi, tra integralisti cattolici, improbabili raduni per “uomini veri”, esperimenti scientifici rivelatori…

Incontrando diversi esperti nel campo della sociologia, della scienza, delle arti e persino del porno, provando ad orientarsi nell’intricato mondo dei rapporti di potere tra uomo e donna, Gustav e Luca guidano lo spettatore in un viaggio caleidoscopico e a tratti esilarante che li porterà a una conclusione inevitabile: sono gli uomini a dover cambiare, perché le donne, a quanto pare, lo hanno fatto già da tempo.

“Avere il pene significa essere incatenati ad un folle. Lo diceva Sofocle, più di 2500 anni fa”, affermano i due Gustav Hofer e Luca Ragazzi, già autori dei film documentari “Improvvisamente l’inverno scorso” (2008) e “Italy: Love It, or Leave It” (2011). “Aveva ragione allora e avrebbe ragione anche oggi, se si pensa a Donald Trump e al suo atteggiamento apertamente misogino che non gli ha impedito di diventare Presidente degli Stati Uniti. Intellettuali, femministe, attivisti, sociologi – e persino qualche repubblicano – si sono chiesti: come è stato possibile? Ebbene, se c’è un Paese al mondo che può rispondere a questa domanda, quello è l’Italia. Ogni cosa qui sembra ruotare intorno all’organo genitale maschile, basti pensare che esistono ben 887 modi diversi per definirlo. L’Italia è la patria del latin lover, e il Paese che per decenni ha idolatrato Mussolini (e la passione del Ventennio per gli obelischi è cosa nota…), e poi – per almeno altri due – Berlusconi: tutti personaggi che, in qualche modo, hanno fatto del maschilismo, del machismo o del sessismo la loro carta vincente. Nella cultura mediterranea l’uomo sembra dover necessariamente rispondere a un’ideale di virilità: ma cosa si intende davvero per virile? L’uomo virile è ‘solo’ un seduttore impenitente e un amante instancabile, o deve essere prepotente, violento, oppressore? Qual è la differenza tra l’essere uomo e l’essere ‘maschio’? La cosiddetta ‘crisi del maschio contemporaneo’ altro non è che la sua perdita di potere?”.

“Da dove nasce questa idea balzana della supremazia maschile?”, si domandano ancora i due registi. “Come reagiscono gli uomini di fronte all’emancipazione femminile? Come mai un sistema apertamente misogino viene ancora preservato? Perché ancora oggi si educano in modo profondamente diverso i figli maschie e le figlie femmine? Le domande sono tante, e per cercare di rispondere alla più importante di tutte – di chi è la responsabilità? – abbiamo indagato su quelli che secondo noi sono i pilastri del sessismo in Italia: la scuola, la politica, i media, la famiglia e ‘last but not least’ la Chiesa. Rispetto ai nostri film precedenti, i temi affrontati in DICKTATORSHIP possono sembrare meno immediatamente autobiografici. Non è così, ci sentiamo direttamente chiamati in causa, in primo luogo come cittadini e poi come coppia gay, dal momento che – com’è ampiamente dimostrato dai fatti prima ancora che dalle statistiche – misoginia e omofobia sono facce di una stessa medaglia. Ma attenzione, questo non vuole essere un film contro il maschio: piuttosto il tentativo di capire cosa sta succedendo nella nostra società, ancora prepotentemente dominata da uomini bianchi e – almeno ufficialmente – eterosessuali. La storia è stata scritta da loro e per loro, ma è giunto il momento di far levare altre voci”.