Romaeuropa Festival, “Anni luce”: focus sulla creatività teatrale

Dal 23 al 28 ottobre 2018

OTT 24, 2018 -

Roma, 24 ott. (askanews) – S’intitola “Anni luce” il focus del Romaeuropa Festival dedicato alla creatività teatrale italiana che occupa, per il secondo anno, dal 23 al 28 ottobre gli spazi del Mattatoio (Testaccio). Se lo scorso anno il focus curato da Maura Teofili, ha rilanciato il desiderio di allargare lo sguardo di scouting, curatela e specifica azione culturale anche alla scena teatrale emergente italiana, Anni luce è ora “diventato un territorio d’indagine, un luogo di sperimentazione e rischio nel quale si possono osservare le premesse di discorsi artistici in divenire”, come ha raccontato la sua stessa curatrice. “Se la prima edizione è stata caratterizzata da una specifica osservazione della situazione romana, questa seconda inizia a realizzare un monitoraggio lungimirante della creatività nazionale. Più esteso, più sbilanciato, più curioso”, ha affermato ancora Maura Teofili.

È Fabiana Iacozzili, guida della compagna La Fabbrica, ad aprire la rassegna, il 23 e il 24 ottobre con il suo La Classe – uno spettacolo di pupazzi uomini e una suora d’ivrea, vincitore del bando CURA 2018 e finalista per Teatri del Sacro e per il Premio Dante Cappelletti 2017. Facendo riferimento a La classe morta di Tedeusz Kantor, Iacozzilli indaga il rapporto tra la nostra infanzia e il nostro diventare adulti: cosa rimane dentro di noi delle esperienze e delle cose che impariamo da bambini? Cosa facciamo delle emozioni negative, del male, della paura, delle botte ricevute da bambini? Pupazzi di legno, fantocci di gioventù morte, si muovono senza pathos su dei tavolacci che ricordano banchi di scuola o tavoli operatori di qualche esperimento che fu.

Straniante, ironico, viscerale è “Vieni su Marte” della compagnia pugliese VicoQuarto Mazzini, nata nel 2010 e guidata da Michele Altamura e Gabriele Paolocà. In scena il 24 e il 25 Ottobre lo spettacolo nasce dall’unione fra una piccola notizia di costume e una riflessione sulla condizione umana. Il progetto MARS ONE (mars-one.com) è stato avviato nel tentativo di selezionare un nucleo che avrebbe abitato la prima colonia umana permanente sul pianeta Marte. Circa centomila persone inviarono domanda per far parte di questa prima comunità. Affascinata da questi dati, la compagnia si concentra su quello che porta l’essere umano a non trovarsi soddisfatto della propria condizione (materiale o esistenziale che sia) e a muoversi altrove.

Ci mostra un teatro del corpo, più vicino alla performance art e capace di rinnovare le pratiche di scrittura scenica, Gentle Unicorn della performer e artista Chiara Bersani, in scena il 26 e il 27 Ottobre. Per la prima volta interprete e creatrice, già attiva, tra gli altri, negli spettacoli di Alessandro Sciarroni, Babilonia Teatri, Jérôme Bel e Marco D’Agostin, l’artista affronta la figura mitologica dell’unicorno, oggi parte dell’iconografia pop, individuandone il graduale mutamento nel corso dei secoli. Gentle Unicorn va alla riscoperta dei torti subiti da questo animale immaginario per restituirgli una storia e un corpo. Eccolo apparire in un barlume di magia e speranza, forse un’ultima volta, forse per sempre, incarnato nel corpo e nell’essere della stessa Bersani.

Chiude questa edizione di Anni Luce Liv Ferracchiati con la sua compagnia “The Baby Walk” impegnata il 28 ottobre con la presentazione integrale della “Trilogia Sull’Identità”. Il progetto, nei suoi tre capitoli pone sotto lo sguardo dello spettatore le storie, i sentimenti, le vite di personaggi diversi alle prese con la propria natura: se con Peter Pan guarda sotto le gonne Liv racconta la condizione di chi, nato in un corpo femminile, fin dall’infanzia sente di essere altro ma non possiede ancora le parole per dare forma alla percezione di sé, Stabat Mater (Premio Hystrio Nuove Scritture di Scena 2017) trasforma proprio le parole in uno strumento per affermare un’identità e racconta la storia di un trentenne scrittore che vive al maschile in un corpo dalle sembianze femminili. Il linguaggio, infine, nell’ultimo capitolo della trilogia Un Eschimese in Amazzonia (Premio Scenario 2017), diviene metafora della fragilità delle forme che scegliamo per noi stessi e dell’impossibilità di raccontarle pienamente agli altri.

Completa Anni Luce il progetto di formazione “Vis à Vis” ideato da Teatro e Critica e guidato da Simone Nebbia che si concluderà con un talk aperto al pubblico e orientato all’analisi delle opere viste durante i quattro giorni del focus.