Grande successo per il “Pinocchio” di Edoardo Leo all’Auditorium

La favola rivisitata e raccontata a grandi e piccini

FEB 17, 2018 -

Roma, 17 feb. (askanews) – La fiaba immortale di “Pinocchio” ha incantato ancora una volta grandi e bambini ieri all’Auditorium Parco della Musica di Roma nella rielaborazione portata sul palcoscenico da Edoardo Leo. “Pinocchio, una favola in musica” è un racconto musicale declinato attraverso il teatro e la musica, che procedono in simbiosi, tra dialetti diversi e espressioni che sono diventate parte del linguaggio comune, come ha spiegato Leo prima di iniziare: il romanzo del 1881 ha lasciato, più di qualsiasi altra favola, nell’italiano di oggi tanti modi di dire, “se dici le bugie ti cresce il naso” oppure “le bugie hanno le gambe corte”.

Così la voce recitante di Edoardo Leo, accompagnata e valorizzata dall’Orchestra Giovanile di Roma, diretta dal maestro Vincenzo Di Benedetto, ha intrattenuto il pubblico rileggendo la favola con le musiche di Fiorenzo Carpi, le stesse della indimenticata versione televisiva di Pinocchio firmata da Luigi Comencini nel 1972, che attraversano e animano tutta la narrazione.

Leo ha accettato la sfida di interpretare tutti i personaggi, caratterizzando ciascuno con un dialetto diverso e peculiarità psicologiche archetipiche: Pinocchio è fiorentino, Lucignolo è romano, la Fatina è lombarda. Nella narrazione tornano le frasi idiomatiche che sono linguaggio comune per tutti noi e riscoprono vita nuova. C’è il Paese dei Balocchi, il detto “Ridere a crepapelle”, che fa riferimento all’episodio dalla morte del serpente gigante a cui esce il fumo dalla coda, scoppiato mentre rideva nel vedere Pinocchio sporco di fango dalla testa ai piedi dopo una caduta in una pozzanghera. E personaggi divenuti nel tempo per antonomasia modelli umani tipici: “Mangiafuoco”, un tipo burbero e irascibile, “Il Gatto e la Volpe”, una coppia di furbetti poco affidabili, “Lucignolo”, ragazzo ribelle e scapestrato, “Grillo Parlante” saggio che rimane inascoltato o, peggio, viene considerato un seccatore e lo stesso Pinocchio, divenuto ormai sinonimo di “bugiardo”.

“Lo sceneggiato è del 1972, ma anche rivisto dopo anni è qualcosa di folgorante – ha raccontato prima del debutto Edoardo Leo – Ricordo gli animali proposti in sembianze semi-umane, la grandezza delle musiche di Carpi che tutti abbiamo fischiettato e mi colpì anche il lato gotico della messa in scena. C’era qualcosa di terrorizzante ma al tempo stesso elettrizzante che abbiamo mantenuto nella nostra versione. Se ci pensi, a Pinocchio capitano cose terribili: gli va a fuoco una gamba, lo impiccano, finisce nella pancia di un pescecane, si ritrova trasformato in ciuchino. Il libro di Collodi è anche un omaggio alla lingua italiana, Collodi è stato uno dei padri della nostra lingua. E’ uno spettacolo per tutti, ‘anche’ per bambini: portiamo in scena una favola conosciuta in tutto il mondo, senza età e senza tempo”. E infatti ieri l’Auditorium era gremito di bambini che hanno assaporato una favola per loro nuova e affascinante, mentre i genitori hanno rivissuto le emozioni di tanti anni fa. Lo spettacolo sarà oggi a Viterbo al Teatro dell’Unione alle 18:00.