Un nuovo modello dell’architettura primordiale del Sistema Solare

Team di scienziati ha ricostruito posizioni originarie dei pianeti

GEN 13, 2021 -

Roma, 13 gen. (askanews) – Un team di scienziati del Lawrence Livermore National Laboratory ha realizzato un modello che ricostruisce le posizioni originarie degli pianeti agli albori del Sistema Solare. Durante questo periodo, il processo di formazione di Giove e Saturno ha prodotto un effetto gravitazionale, all’origine di un immenso rimescolamento degli altri corpi planetari che si stavano formando in quel momento. Questo processo – si legge su Global Science, il quotidiano online dell’Agenzia spaziale italiana – ha portato a uno spostamento dei pianeti più piccoli, che hanno perso la posizione in cui si sono formati in origine.

Per ricostruire queste posizioni gli scienziati hanno studiato le composizioni isotopiche di diversi gruppi di meteoriti che si sono formati nella fascia degli asteroidi, situata tra Marte e Giove. La cintura degli asteroidi è la fonte di quasi tutti i meteoriti della Terra, ma gli oggetti che la compongono si sono formati dai residui di materiali provenienti da tutto il Sistema Solare.

“La significativa riorganizzazione del primo Sistema Solare, a causa della migrazione dei pianeti giganti, non ci ha consentito di scoprire quali sono i luoghi di formazione dei corpi planetari – ha detto Jan Render, autore principale dell’articolo pubblicato su Earth and Planetary Science Letters – Tuttavia, osservando la composizione dei meteoriti dalla fascia degli asteroidi, siamo stati in grado di determinare che i loro corpi genitori devono essersi sviluppati da materiali provenienti da posizioni differenti nel primo Sistema Solare”.

Anche se la cintura degli asteroidi è solo una fascia relativamente stretta del nostro sistema, contiene una collezione di oggetti straordinariamente diversificata; tra questi, svariate famiglie di asteroidi con composizioni chimiche molto diverse tra loro. Per tracciare il materiale di origine dei corpi planetari è necessario identificare le firme chimiche e isotopiche, che si formano durante l’accrescimento di questi ultimi. In particolare, le anomalie isotopiche di origine nucleosintetica sono strumenti potenti per effettuare quest’identificazione, poiché si fissano nel ‘cuore’ degli oggetti.

I ricercatori hanno analizzato dei campioni di acondriti basaltiche (meteoriti rocciosi simili ai basalti terrestri) per misurare le loro firme isotopiche nucleosintetiche negli elementi neodimio (Nd) e zirconio (Zr). Secondo quanto emerso dallo studio, questi elementi sono caratterizzati da deficit relativi negli isotopi ospitati da un certo tipo di materiale, formatosi in epoca presolare. Questi dati sono ben correlati con le firme nucleosintetiche osservate in altri elementi e dimostrano che questo materiale primordiale era distribuito in tutto l’antico Sistema Solare.

“Confrontando queste firme isotopiche con altri modelli utilizzati per la ricostruzione del Sistema Solare, siamo riusciti a collegare le posizioni originarie dei pianeti con quelle attuali – conclude Render – Queste misurazioni ci aiutano a creare una ricostruzione del sistema primordiale, localizzando le orbite di accrescimento dei corpi dei genitori meteoritici”.