L’austriaco Aschbacher dall’Esrin di Frascati alla guida dell’Esa

L'Agenzia non conferma: procedura di nomina si chiuderà a dicembre

NOV 25, 2020 -

Roma, 25 nov. (askanews) – Il processo per la nomina del successore di Johann-Dietrich Woerner alla direzione generale dell’Agenzia spaziale europea “è ancora in corso” e si concluderà a metà dicembre con il voto al Consiglio Esa. “Fino ad allora l’Agenzia non fornirà alcun dettaglio”.

Così l’organismo spaziale europeo interpellato da askanews a proposito dell’accordo espresso ieri a larghissima maggioranza dai capi delegazione dei Paesi membri dell’Esa sul nome dell’austriaco Josef Aschbacher, attualmente a capo dell’Esrin di Frascati, come successore di Woerner. Notizia riportata dalla stampa e confermata anche ad askanews da fonti internazionali. L’austriaco ha dunque avuto la meglio sull’altro candidato, il ministro della scienza spagnolo ed ex astronauta Pedro Duque.

Aschbacher, una lunga carriera in Esa, dal 2016 è a capo dell’Esrin e direttore dei Programmi di osservazione della Terra dell’Agenzia, casella che rimarrà libera se la sua candidatura si trasformerà in nomina e che l’Italia potrebbe aspirare a occupare. Soprattutto dopo aver visto sfumare la possibilità di vedere ancora una volta un italiano alla guida dell’Agenzia spaziale europea, dopo Antonio Rodotà dg dal 1997 al 2003.

I primi di ottobre il governo aveva annunciato ufficialmente la propria candidata all’alto incarico dello spazio europeo: Simonetta Di Pippo, astrofisica, con un passato in Asi e in Esa, dal 2014 alla guida dell’Unoosa, l’ufficio della Nazioni Unite per gli affari dello Spazio extra-atmosferico. Da indipendente si era candidato però anche l’ex presidente dell’Asi e fisico di fama internazionale, Roberto Battiston. Avere due candidati ha indebolito il nostro Paese che ha visto così sfumare le possibilità di aspirare al posto oggi occupato da Woerner.

Da qui la scelta di appoggiare Aschbacher, austriaco sì ma almeno buon conoscitore dell’Italia, guardando anche al direttorato che lascerebbe vacante e che l’Italia, terzo contributore di Esa dopo Francia e Germania, potrebbe rivendicare.