@AstroSamantha comandante di Neemo23: è come tornare sull’Iss

Nel mondo sommerso test tecnologici per future missioni spaziali

GIU 13, 2019 -

Milano, 13 giu. (askanews) – A 4 anni esatti dal termine della missione spaziale “Futura” dell’Asi (Agenzia spaziale italiana), conclusasi l’11 giugno 2015 dopo 199 giorni di permanenza in orbita, l’astronauta italiana dell’Esa (Agenzia spaziale europea) e capitano pilota dell’Aeronautica militare, Samantha Cristoforetti torna a una missione operativa come comandante della missione sottomarina Neemo23 (Nasa Extreme Environment Mission Operations), sul fondo dell’Oceano Atlantico.

Askanews l’ha raggiunta telefonicamente prima dell’inizio della missione.

“Tornare a un impiego operativo, a 4 anni esatti da Futura, fa un bell’effetto – ha detto – sono molto contenta anche perché questa missione Neemo è un analogo molto buono della Stazione spaziale internazionale, sotto gli aspetti più tipici e anche più critici della base. Chiaramente è un ambiente ad alto rischio, con tutta una serie di procedure per la gestione di questo rischio; è un ambiente confinato, molto più piccolo della Iss e, anche per quanto riguarda la coabitazione con l’equipaggio, penso meno confortevole della Iss. Lavoriamo con un Centro di controllo missione simulato, con cui parleremo come se stessimo parlando dallo Spazio alla Terra. Come sull’Iss abbiamo l’agenda elettronica con tutta la giornata pianificata, le procedure, la necessità di ripianificare in tempo reale quando ci sono cose che non vanno come previsto. Insomma, mi sento un po’ come essere tornata sulla Stazione spaziale; un ambiente molto diverso ma anche molto simile”.

Da giovedì 13 giugno 2019, per 10 giorni, @astroSamantha è a capo di un team di persone (2 astronaute, 2 biologhe marine e 2 tecnici) che vivranno insieme conducendo esperimenti scientifici e tecnologici nell’Aquarius, un habitat che si trova a 19 metri di profondità al largo delle coste americane. Scopo principale della missione: testare e validare tecnologie e procedure utili alle future missioni spaziali e di esplorazione planetaria.

“Ci sono due aspetti diversi che bisogna tenere distinti – ha continuato l’astronauta – quello scientifico e tecnologico e quello addestrativo per gli astronauti che è il motivo per cui io sono qui e per cui è qui la mia giovane collega della Nasa, Jessica Watkins che è ancora una ‘candidata astronauta’. Uno dei grandi benefici addestrativi di Neemo, infatti, è questa sorta di passaggio di esperienze; solitamente ci sono due astronauti nell’equipaggio e si cerca di mettere un astronauta veterano che è già stato sulla Iss vicino a una persona che non ha ancora volato, in modo da passare queste esperienze e di norma l’astronauta veterano svolge il ruolo di comandante, addestrandosi a sua volta a esercitare questo ruolo di leadership e coordinamento”.

Quello che più interessa alle agenzie spaziali come la Nasa e l’Esa, però, è sfruttare le attività di raccolta e studio dei campioni di fauna e flora marina, per validare procedure e concetti operativi, al fine di simulare come si farebbe qualcosa di simile, per esempio durante una ‘passeggiata spaziale’ sulla Luna.

“I processi sono gli stessi – ha precisato Samantha Cristoforetti – devi identificare i campioni, raccoglierli in un certo modo, avere un’interazione con la backroom dove ci sono gli scienziati con cui lavori in contatto radio. Tutti questi aspetti sono rilevanti però, visto che ci siamo, sfruttiamo la cosa anche per obiettivi scientifici veri di biologia marina.

Poi ci sono i dimostratori di tecnologia. Le ‘passeggiate spaziali’ simulate, le escursioni all’esterno dell’habitat, le facciamo con dei Diving helmet, dei caschi che permettono di restare fuori ore, di parlare e avere comunicazioni via radio. Uno di questi caschi ha integrato un sistema di Realtà aumentata perché uno degli obiettivi è integrare nelle tute spaziali di nuova generazione questo ausilio tecnologico per cui uno da terra ti può proiettare delle immagini, dei testi e tu li vedi e nel frattempo vedi anche il mondo esterno.

Faremo anche esperimenti di Realtà aumentata nell’habitat, con procedure mediche e l’aiuto di un medico in remoto e procedure di manutenzione, valideremo un sistema di tracking degli oggetti che un giorno dovrà essere utilizzato sulla Gateway, la futura Stazione in orbita lunare.

Dal punto di vista dell’Esa, invece, gli obiettivi sono di validare due cose che ha sviluppato il Centro Europeo Addestramento Astronauti (Eac) di Colonia. Una si chiama “Lesa” (Lunar Evacuation System Assembly) ed è un sistema di salvataggio. Lo scenario è che, durante una passeggiata sulla Luna, uno degli astronauti ha un problema e perde conoscenza e dev’essere in qualche modo salvato.

L’altra è una specie di carrello molto valido per portarsi dietro una serie di attrezzi e strumenti di sampling geologico, tenendo conto di tutte le restrizioni di una tuta pressurizzata; non ti puoi piegare, accucciare, dev’essere tutto gestito nell’ambito dell’inviluppo di lavoro della tuta spaziale. Anche se si presuppone che le tute spaziali del futuro saranno un po’ più flessibili e con un inviluppo di lavoro più ampio, sicuramente non sarà come non averle addosso”.

Tra un test scientifico e l’altro come trascorre la giornata nell’Aquarius?

“Proprio come sulla Iss – ha spiegato – ci si sveglia la mattina, c’è tempo per lavarsi e fare colazione. Poi s’inizia con la Dpc, la Daily planning conference. Ovviamente sull’Iss si parla con i centri di controllo di tutto il mondo mentre noi parliamo solo con il centro di controllo che è in superficie e si fa un coordinamento prima d’iniziare le attività della giornata.

Siamo giù in 6, due persone sono i tecnici dell’habitat, che si occupano principalmente di mantenere in funzione l’Aquarius e poi noi 4 che siamo ‘in scenario’: due persone escono tutti i giorni per missioni EV (Extra-vehicular) di 4 o 5 ore e altre due si occupano delle attività dentro l’habitat. Di queste, una si dedica alle cosiddette attività IV (Intra-vehicular) di coordinamento delle attività esterne. Ovviamente ruoteremo; saremo in 3 a uscire mentre una persona è destinata solo a rimanere dentro”.

Samantha Cristoforetti, però, in più sarà anche il comandante della squadra di “acquanauti”.

“Il mio ruolo di comandante – ha detto – sarà come sulla Iss, dove il comandante o la comandante è responsabile del fatto che l’equipaggio funzioni bene. Quindi bisogna tenere aperti i canali di comunicazione, fungere da punto di contatto per le comunicazioni tra l’equipaggio e tutto il resto che gira intorno, cogliere perplessità, questioni di fatica, problemi relazionali e qualsiasi cosa che possa essere d’ostacolo al buon funzionamento dell’equipaggio. Se qualcosa non va, è il comandante la persona responsabile per accorgersene il più presto possibile. Poi, soprattutto in un ambiente come questo, bisogna tenere d’occhio le questioni di sicurezza dell’equipaggio, per mantenerlo al top delle priorità. Poi vengono tutti gli obiettivi scientifici e tecnlogici ma l’obiettivo principale è restare tutti in sicurezza”.

E il tempo libero?

“A sera – ha concluso Cristoforetti – c’è un piccolo tavolo intorno al quale ci si può sedere e stare insieme e un piccolo oblò per guardare fuori. A me fa un po’ l’effetto di essere in un acquario. A casa abbiamo un acquario e da fuori guardiamo i pesci, lì mi fa l’effetto contrario: noi siamo l’acquario e lì sotto i pesci vengono a vederci. Poi io non sono una persona di mare; sono cresciuta in montagna quindi è un ambiente molto nuovo per me e non so, per esempio, riconoscere tutti i pesci. Invece ci sono giù con noi due biologhe marine che sanno tutto ed è bello scoprire questo mondo anche attraverso i loro occhi e la loro esperienza”.