Astrofisica, Italia festeggia 10 anni lancio missione Nasa Fermi

Fondamentale la partecipazione italiana con Asi, Inaf e Infn

GIU 11, 2018 -

Roma, 11 giu. (askanews) – Lanciata l’11 giugno 2008 dal Kennedy Space Center, Cape Canaveral, la missione della Nasa Fermi festeggia 10 anni di attività e di successi. E l’Italia non perde l’occasione per celebrare l’osservatorio spaziale per raggi gamma di alta e altissima energia che vede una forte partecipazione del nostro Paese con l’Agenzia spaziale italiana, l’Istituto nazionale di astrofisica e l’Istituto nazionale di fisica nucleare.

Oggi la sede dell’Asi ospita un convegno dedicato ai maggiori risultati ottenuti da Fermi sulla radiazione cosmica, mentre a Torino – da oggi a venerdì – presso il polo di Biotecnologie, la conferenza scientifica “Fermi@10-Blazar and Beyond” fa il punto sulla conoscenza delle galassie attive ottenuta con le osservazioni di Fermi e altri telescopi nello studio delle galassie attive. Torino è protagonista con un’opera realizzata dall’artista milanese Luca Pozzi, The Third Eye Prophecy, che viene proiettata sulla Mole Antonelliana. Ispirata all’immagine simbolo del cielo gamma svelato da Fermi, l’opera rappresenta una grande pupilla che si pone l’ambizioso obiettivo di animare l’architettura per permetterle di percepire i messaggeri invisibili provenienti dallo spazio cosmico, che Fermi rivela insieme a una rete mondiale di osservatori.

Fermi è composto da due rivelatori, il Lat (Large Area Telescope) e il Gbm (Glast Burst Monitor). Il Lat è lo strumento principale e ha una sensibilità mai raggiunta prima nel rivelare i raggi gamma con un’energia compresa tra 20 MeV e oltre 300 GeV. Il Gbm svolge indagini complementari a quelle del Lat ed è sensibile ai raggi X e ai raggi gamma con un’energia che va dai 6 keV ai 40 MeV. L’uso combinato di questi due rivelatori consente uno studio preciso di fenomeni cosmici come i Gamma Ray Burst (Grb), violente esplosioni di raggi gamma di cui si conosce ancora molto poco.

Misurando i fotoni gamma, la radiazione elettromagnetica di più alta energia, Fermi – sottolinea Media Inaf, il notiziario online dell’Istituto nazionale di Astrofisica – ha già rivoluzionato la nostra conoscenza dell’Universo, svelandoci le proprietà delle più potenti sorgenti cosmiche come le stelle di neutroni, i buchi neri supermassivi, i resti delle supernove. “Nei sui 10 anni di attività in orbita Fermi ha ampiamente superato le più ottimistiche aspettative”, commenta Patrizia Caraveo, coordinatrice nazionale per Inaf della missione Fermi. “Con oltre 3.000 sorgenti rivelate ad energie maggiori di 100 MeV, lo strumento Lat ha moltiplicato per 10 i precedenti cataloghi. Il cielo gamma è dominato dai nuclei galattici attivi, che costituiscono oltre il 60 per cento delle sorgenti. Si tratta di sorgenti spesso spettacolarmente variabili, sulle quali vengono organizzate campagne di osservazione multi-lunghezza d’onda. Nel campo galattico, le sorgenti più numerose sono i pulsar, che hanno superato quota 200, crescendo di un fattore 20 rispetto ai conteggi di Egret. Circa la metà dei pulsar catalogati sono del tipo velocissimo che, prima di Fermi, non si pensava potessero emettere radiazione gamma. In effetti, Fermi si è rivelato uno straordinario cacciatore di pulsar velocissimi che sono stati trovati a decine negli error box delle sorgenti non identificate”.

“Particolarmente importante – prosegue Caraveo – è lo studio degli eventi impulsivi, fatto sia dal Lat sia dal Gbm. Il Sole è spesso rivelato come sorgente gamma e può arrivare a essere la sorgente più brillante del cielo in corrispondenza di flare molto intensi. A sorpresa, sono stati rivelati flare avvenuti nella faccia non visibile del Sole, a riprova della diffusione delle particelle accelerate durante la riconnessione magnetica alla base del rilascio di energia da parte delle zone attive del Sole. Sono state rivelate molte decine di gamma-ray bursts fino ad arrivare alla controparte dell’evento gravitazione del 17 agosto 2017. Purtroppo il Lat era già spento a causa dell’anomalia del sud Atlantico e il Gbm ha agito da solo permettendo l’identificazione della controparte elettromagnetica dell’evento gravitazionale. Un successo su tutti i fronti che ci auguriamo continui negli anni a venire, perché i risultati più interessanti sono quelli che non ci aspettiamo”.

All’inizio di quest’anno il Fermi Gamma-ray Space Telescope è stato insignito per la quarta volta del Bruno Rossi Prize della High Energy Astrophysics Division, il più ambito nel campo dell’astrofisica delle alte energie e viene dato in riconoscimento di un risultato di grande rilevanza, con particolare riferimento alle ricerche più recenti e originali. Nello specifico, il premio nel 2018 è andato a Colleen Wilson-Hodge del Fermi-GBM team per “la scoperta di emissione di raggi Gamma coincidenti con le onde gravitazionali prodotte dalla coalescenza di stelle di neutroni. Questo ha permesso di confermare che i gamma-ray burst ‘corti’ sono prodotti dalla coalescenza di stelle di neutroni e di attivare una campagna di osservazione multi-messegner mondiale”.