Space economy,in SDA Bocconi nasce centro ricerca dedicato See Lab

Obiettivo: studiare ricadute economiche delle attività spaziali

GIU 6, 2018 -

Roma, 6 giu. (askanews) – Trecentocinquanta miliardi di dollari: è quanto ha fatturato il settore spaziale, secondo le stime, nel 2017. Un comparto in piena espansione non più solo appannaggio del settore pubblico, ma nel quale sono sempre più protagoniste le imprese private. Per studiare l’economia dello spazio, ovvero le ricadute economiche delle attività spaziali, è nato presso SDA Bocconi School of Management un centro di ricerca dedicato, lo Space economy evolution Lab (See Lab), diretto dall’economista e membro del gruppo di studio Space mineral resources dell’Accademia Internazionale dell’Astronautica, Andrea Sommariva. Il Lab è stato presentato il 4 giugno nel corso del convegno “The new Space economy: opportunities and challenges for the European Space Industry”. . Nato con il supporto tecnico-scientifico e la collaborazione di enti quali l’Agenzia spaziale italiana (Asi), presente al convegno di presentazione con il presidente Roberto Battiston, l’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), l’Agenzia spaziale europea all’interno della sua iniziativa Esa_Lab@, il Comitato per la ricerca spaziale (Cospar) e con coinvolgimento attivo di imprese del settore come Telespazio, Sitael, e-GEOS, Altec e l’americana Excalibur Almaz, il See Lab – scrive l’Asi sul suo sito – intende porsi come punto di riferimento nel mondo per quanto riguarda lo studio e la ricerca sui temi dell’economia dello spazio.

“Il Lab farà ricerca e promuoverà la discussione internazionale inerente l’impatto economico dello sfruttamento dello spazio, l’economicità della sua filiera e i modelli di business delle imprese che vi sono coinvolte. L’obiettivo è rappresentare per le imprese un punto di vista autorevole e indipendente sulla catena del valore di settore”, spiega Andrea Sommariva. Il See Lab studierà i due filoni di ricerca che contraddistinguono l’economia dello spazio. Il primo riguarda l’economia legata allo sfruttamento dell’orbita bassa intorno alla Terra, dove orbitano i satelliti destinati all’osservazione del pianeta, e quella geosincrona (37 mila km di altezza), ove risiedono i satelliti delle telecomunicazioni e del broadcasting. Il secondo filone riguarda invece le frontiere più innovative dell’economia spaziale, ovvero l’estrazione di minerali critici come le terre rare e i metalli del gruppo del platino dalla Luna e dagli asteroidi (space mining) o il turismo spaziale.

“Il 70% dei 350 miliardi di fatturato attuale delle attività spaziali deriva dalla fornitura di servizi, mentre il 30% circa dal comparto manifatturiero (la costruzione di razzi, satelliti, strutture a terra)”, continua il direttore del Lab. “Già oggi le ricadute della mole di dati derivanti dai satelliti, si pensi a quelli di osservazione della Terra, sono enormi in moltissimi campi, dai trasporti, all’agricoltura, alla meteorologia”. Inoltre, le attività spaziali sono favorite dai cicli di innovazione tecnologica di altri settori quali la robotica, il 3d printing e l’intelligenza artificiale: “Non è un caso”, spiega Sommariva, “che la maggior parte degli imprenditori che investono nella frontiera del settore spaziale siano quelli che appartengono al settore della trasformazione digitale”.

Quando si sposta lo sguardo dall’oggi al domani dello spazio, poi, le potenzialità si prospettano enormi. L’Accademia internazionale di Astronautica, pur sottolineando quanto le stime future siano difficili da realizzare, ipotizza che la dimensione dell’economia dello spazio oltre l’orbita terrestre possa arrivare anche a migliaia di miliardi di dollari.