Scienza, Ercoli Finzi: in ognuno c’è un’eccellenza, basta cercarla

Scienziata tra i bambini al National Geograghic Festival Scienze

APR 20, 2018 -

Roma, 20 apr. (askanews) – “Si pensa che la scienza sia qualcosa di esclusivo, ma non è così. La scienza va diffusa a tutti, non solo ai giovani già grandi, ma soprattutto tra i bambini delle elementari perché è allora che si formano le immagini di un futuro che possiamo assolutamente governare. Ciascuno di noi, nessuno escluso, ha un ambito di eccellenza, bisogna solo cercarlo. E bisogna aiutare i ragazzi a trovarlo”.

Ne è convinta la scienziata Amalia Ercoli Finzi, prima donna a laurearsi in ingegneria aeronautica 57 anni fa, che oggi ha partecipato al National Geographic Festival delle Scienze in programma all’Auditorium Parco della Musica di Roma fino a domenica prossima, incontrando, insieme a Marco Molina – CTO della linea di business Spazio della Divisione Sistemi Avionici e Spaziali di Leonardo e che della Ercoli Finzi è stato allievo – tanti ragazzi e tanti bambini impegnati nei laboratori di cui Leonardo è educational partner.

Un’occasione unica per i giovanissimi studenti che hanno potuto ascoltare dalla illustre scienziata, instancabile divulgatrice – che oggi festeggia 81 anni – il racconto avvincente di alcune missioni spaziali, a cominciare da quella di Rosetta sulla cometa 67P in cui Amalia Ercoli Finzi ha avuto un ruolo da protagonista: “Con Rosetta – ha ricordato – l’Europa intera è riuscita ad atterrare su una cometa, una cosa complicatissima. Però ci siamo riusciti”.

Grande entusiasmo dei bambini per la missione marziana ExoMars – frutto della cooperazione tra Agenzia spaziale europea, Agenzia spaziale italiana e agenzia spaziale russa Roscosmos, con l’importante contributo della Nasa – grazie alla possibilità di toccare con mano una delle punte della trivella, sviluppata da Leonardo, che sarà la vera protagonista della seconda fase della missione, ExoMars 2020. Al trapano, che di recente ha superato con successo le prove di qualifica spaziale, è affidato il compito di scavare nel suolo del Pianeta Rosso, fino a una profondità di 2 metri, per cercare tracce di vita, presente o passata. “Solo a questa profondità – ha spiegato Marco Molina – le attività biologiche non vengono distrutte dalle radiazioni cosmiche e quindi è possibile trovarne prove di esistenza”. Con una potenza di 80 watt (un quinto rispetto ai trapani che utilizziamo in casa), la trivella – che sarà montata su un rover – perforerà il suolo con una punta di diamante policristallino e grazie a tre prolunghe sarà in grado di raggiungere la profondità richiesta per raccogliere i campioni da analizzare in situ. “Non sappiamo su cosa scaveremo quindi dobbiamo essere pronti a qualsiasi tipo di terreno”, ha spiegato poi Molina dal palco della finale italiana del FameLab dove l’ingegnere – fingendosi uno dei finalisti della competizione – ha illustrato ai giovani venuti ad assistere alla sfida tra i 18 finalisti i punti salienti della missione ExoMars 2020, il cui lancio è programmato per luglio 2020 con arrivo su Marte previsto nel gennaio successivo. Intorno al Pianeta Rosso orbita già il TGO, Trace Gas Orbiter, la sonda della prima fase della missione lanciata nel 2016 che ha il compito di studiare l’atmosfera marziana a cui si affiancherà, con ExoMars 2020, il rover dotato di trivella. Leonardo ha un ruolo di primo piano nel programma ExoMars che vede il coinvolgimento di oltre 130 aziende spaziali. Thales Alenia Space, società partecipata da Thales e Leonardo, ha infatti la leadership industriale di entrambe le missioni.

“Per fare progetti che durano 10, 15, 20 anni bisogna investire sui giovani, stimolare le nuove generazioni per avere gli innovatori di domani”, ha sottolineato Molina che ha ricordato l’impegno di Leonardo nella formazione di una cultura scientifica tra le nuove generazioni attraverso il sostegno alla divulgazione delle discipline STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics) ad esempio dando la possibilità a bambini e ragazzi di partecipare gratuitamente ai laboratori organizzati per il Festival delle Scienze di National Geographic o con la partecipazione ai laboratori della mostra “Gravity. Immaginare l’Universo dopo Einstein”, allestita al MAXXI di Roma.