Spazio, Nespoli a studenti: guardate le cose con occhi di domani

A Roma proiezione docufilm "Expedition" su missione Vita dell'Asi

FEB 19, 2018 -

Roma, 19 feb. (askanews) – “Sapete chi fa le cose impossibili? Qualcuno che non sa che sono impossibili. Se tu parti dicendo che una cosa è impossibile non la fai, ma se tu invece parti non sapendo che quella cosa è impossibile poi la fai”. Ha conquistati con frasi come queste l’astronauta italiano dell’Esa Paolo Nespoli le studentesse e gli studenti delle scuole secondarie di I e II grado che oggi hanno affollato in più di 200 la sala del cinema Farnese a Roma per assistere alla proiezione del docu-film “Expedition”, nato da un’idea dell’Agenzia spaziale italiana, prodotto e diretto da Alessandra Bonavina, realizzato con il sostegno e il patrocinio di Asi ed Esa e in collaborazione con la Nasa.

Un dietro le quinte della missione dell’Asi Vita che ha portato @AstroPaolo a vivere per quasi 6 mesi sulla Stazione spaziale internazionale e che racconta la lunga fase di preparazione che precede il lancio verso la Iss. La truope ha seguito Nespoli in Germania, negli Stati Uniti, in Russia all’interno di strutture se non segrete certo accessibili a pochi, seguendo passo dopo passo il suo allenamento, offrendo una visione inedita di una missione spaziale e del lungo e duro lavoro che c’è dietro. Proprio per il valore di “Expedition” come “importante momento di conoscenza – ha detto la ministra dell’Istruzione, Università e Ricerca Valeria Fedeli presente alla proiezione – vogliamo promuoverlo portandolo nelle scuole”.

“Grazie a questo lavoro – ha aggiunto – entriamo nei luoghi in cui le astronaute e gli astronauti si allenano duramente, nei centri in cui avvengono le simulazioni delle situazioni più complesse che chi parte per una missione deve essere in grado di controllare e fronteggiare. Impariamo, noi tutti ma soprattutto le nuove generazioni, che qualsiasi esperienza, anche quella più immaginifica, richiede impegno, studio, lavoro. Che per qualsiasi professione sono necessarie competenze e conoscenze solide. Che sono l’inestinguibile sete di conoscenza e la determinazione a mettersi alla prova costantemente a portarci nel domani, nel futuro, come nello spazio. E tocchiamo con mano il senso di una scienza senza confini. Non solo in termini di esplorazione, ma anche di cooperazione. L’alleanza dei Paesi, in questo ambito conoscitivo, è fondamentale per il successo e la riuscita delle operazioni”.

Gli studenti presenti alla proiezione non si sono lasciati sfuggire l’occasione di avere Paolo Nespoli, voce narrante del docu-film, davanti a loro in carne e ossa e disponibilissimo a rispondere a tutte le loro curiosità. “Cosa volevo fare da grande? Beh proprio l’astronauta”, ha detto Nespoli rispondendo a una domanda. “Quello che più mi intrigava era la jeep lunare. Mi dicevo: voglio andare sulla Luna e fare le derapate con la jeep”. Come si diventa astronauti? “Oggi non c’è una scuola da cui esci astronauta. Bisogna avere una laurea tecnica, conoscere almeno una lingua, l’inglese, a un ottimo livello e avere una forma fisica normale. Poi da lì si fa un concorso e se si viene selezionati, ci si prepara per almeno 5-6 anni per diventare astronauta”. La cosa più difficile da affrontare al rientro sulla Terra? “La gravità. La gravità pesa tanto, ti sembra di essere legato, imprigionato. Nello spazio ti senti libero”. “Se ho mai sbagliato qualcosa lassù? Sì, certo. Spesso e volentieri. Succede di sbagliare quando si fanno cose complicate. Gli errori sono momenti importanti per imparare”. E comunque, ha spiegato Nespoli, c’è sempre qualcuno a terra che controlla e che possiamo chiamare dicendo: “Houston, abbiamo un problema”.

Oltre il nostro sistema solare, ci andremo mai? A questa domanda Nespoli ha risposto coinvolgendo il presidente dell’Agenzia spaziale italiana Roberto Battiston, spiegando che la stella più vicina a noi fuori del sistema solare è Proxima Centauri, a 4,2 anni luce da noi. “Se viaggiassi alla velocità della luce, 300mila km al secondo, ci arriverei in circa 4 anni. Più o meno 10 anni andata e ritorno. Noi alla velocità della luce ci possiamo andare?”. “È dura. I fotoni sempre”, risponde Battiston. Che aggiunge, “Noi come esseri umani no. Lo dice Einstein”. “Se prendo una delle nostre navicelle – riprende Nespoli – che va a 30mila km l’ora, 9 km ogni secondo, lo sapete quanto ci metto ad arrivare a Proxima Centauri? Ci metto 167mila anni per andare e altrettanti per tornare. Dunque, alla domanda se riusciremo ad arrivare su Proxima Centauri la risposta ovvia è no. Ma se voi aveste chiesto a qualcuno 100 anni fa: riuscirete mai ad avere in tasca un cellulare con cui potrete chiamare qualcuno in Australia, vederlo in video conferenza? La risposta sarebbe stata no. Quindi a voi dico non guardate le cose con gli occhi di oggi che ci si taglia già le gambe”.

“Abbiamo bisogno di idee nuove. – si inserisce Battiston – Nell’ultimo secolo la velocità con cui l’uomo si sposta è aumentata di un fattore mille: dal cavallo fino ai satelliti di cui parlava Nespoli, 30mila km all’ora. Da 30mila km l’ora a 300mila km al secondo c’è un fattore circa 10mila. Quindi quello che vi chiediamo è di darci una mano con delle idee per mantenere questo ritmo di progressione e guadagnare solo un fattore mille nel prossimo secolo, se ci riusciamo i discorsi che stiamo facendo diventano un po’ più realistici. Però sappiate che già oggi abbiamo la tecnologia per mandare su Proxima Centauri in 8-9 anni un oggetto grande come un francobollo di silicio. Non è grande come Paolo Nespoli, ma già ci stiamo lavorando. Quindi non è detto che non ci riusciremo con il vostro aiuto”.