Sanità, premio a nanoparticelle Ananas Liver per malattie fegato

Vincono 100 mila euro dell'Open Accelerator di Zambon Group

DIC 21, 2017 -

Roma, 21 dic. (askanews) – “Ananas Liver” nanoparticelle smart e green per curare le malattie autoimmuni del fegato vincono i 100.000 euro del primo premio dell’Open Accelerator di Zambon Group. Alla guida, un team lombardo-veneto diretto da Margherita Morpurgo dell’Università degli Studi di Padova e Pietro Invernizzi dell’Università di Milano-Bicocca – ASST di Monza. Tra i primi cinque selezionati anche “Pdmee” del Dipartimento di Neuroscienze dell’Ateneo patavino.

Le nanoparticelle smart e green caricate con un farmaco lo porteranno dove serve, ne rilasceranno quanto serve, e non avranno effetti collaterali, perché sono biodegradabili e biocompatibili e non hanno residui. Sono proprio le nanoparticelle che serviranno a curare le malattie autoimmuni del fegato (ad esempio, la epatite autoimmune e la colangite biliare primitiva) e hanno vinto la seconda edizione di Open Accelerator, il fast-track accelerator program di Zambon Group. “La nostra innovazione potrà cambiare la vita di tutte le persone che soffrono di malattie autoimmune ed infiammatorie del fegato e che con le cure di oggi sono costrette ad assumere alti dosaggi di farmaci per riuscire a controllare la malattia, ma a costo di molti ed importanti effetti collaterali” dicono i due scienziati che hanno avuto l’idea e l’hanno realizzata.

Il progetto si inserisce in una collaborazione pluriennale tra Margherita Morpurgo (chimico-farmaceutica esperta di drug delivery dell’Università di Padova), Pietro Invernizzi (Direttore dell’Unità operativa complessa di gastroenterologia della ASST di Monza, esperto internazionale di patologie autoimmuni del fegato dell’Università di Milano-Bicocca) e il team del Mario Negri di Milano coordinato dal nanobiologo Paolo Bigini. Nel team padovano che ha contribuito al successo, ci sono anche Elisabetta Casarin per la parte tecnologica e Chiara Tamburini, Elena Pigato, Davide Merlin e Paolo Gubitta per la parte manageriale.

Il team lombardo-veneto è stato scelto tra i 17 gruppi italiani e stranieri che per tutti i fine settimana da metà settembre a metà dicembre hanno partecipato al programma di accelerazione, svoltosi a Bresso, tenuto in lingua inglese, anche con docenti internazionali e con il coordinamento di Deloitte.

“Fonderemo un’impresa e useremo queste risorse per approfondire gli studi in vivo e arrivare a dimostrare l’efficacia in più modelli di malattia” afferma Margherita Morpurgo. “Serviranno alcuni anni e ai 100.000 euro del premio dovranno aggiungersi altri finanziamenti significativi. La nostra tecnologia migliorerà la vita dei pazienti e anche il bilancio della spesa sanitaria. Il finanziamento ricevuto servirà ad aprire una start-up innovativa e completare la prima fase del lungo percorso necessario per arrivare a un nuovo farmaco”. Sostanzialmente continua la ricercatrice “questo premio è il volano verso l’ottenimento di nuovi progressi che, se in linea con le nostre aspettative, saranno capaci di attrarre nuovi e più importanti finanziamenti. Partecipare al programma di accelerazione dello Z-cube di Zambon è stata una occasione unica: ci ha dato la possibilità di seguire lezioni di business specifiche per il settore biomedicale offerte da docenti internazionali e di essere assistiti e accompagnati individualmente verso il modello di business più adeguato per la nostra idea. Non solo, siamo venuti in contatto con mentori provenienti da tutta Europa e questo premio ha aumentato la nostra visibilità per venture capitalist nazionali e internazionali. Ma a questo risultato siamo arrivati dopo anni di ricerca e una ferrea volontà di individuare partner affidabili”.