Astronomia, esopianeti: la lista si allunga, altri 100 candidati

Grazie al più grande archivio delle velocità radiali ora pubblico

FEB 15, 2017 -

Roma, 15 feb. (askanews) – Chi è a caccia di esopianeti ha ora a disposizione un formidabile strumento. Un gruppo di ricerca internazionale, guidato dalla Carnegie Institution for Science, un’istituzione statunitense che sostiene alcune branche della ricerca scientifica tra cui l’astronomia, ha reso pubblico il più grande catalogo di osservazioni finalizzate alla ricerca di esopianeti mediante il metodo della velocità radiale, una tecnica che permette di ricavare dallo spettro di una stella la presenza di pianeti che le ruotano attorno, misurando quanto “sobbalzante” risulta il suo incedere nello spazio, proprio a causa dei contrappesi planetari. E l’analisi di questi dati ha già permesso ai ricercatori di trovare oltre 100 nuovi candidati pianeti extrasolari.

Il catalogo – si legge su Media Inaf, il notiziario online dell’Istituto nazionale di astrofisica – comprende quasi 61mila misurazioni individuali di oltre 1600 stelle. Una montagna di dati ottenuta durante un programma osservativo ventennale che ha sfruttato lo spettrometro Hires montato al telescopio Keck-1 da 10 metri, sulla sommità del vulcano Mauna Kea alle Hawaii.

“Uno degli obbiettivi della nostra pubblicazione è quello di democratizzare la ricerca di esopianeti”, ammette Greg Laughlin della Università di Yale, fra gli autori dell’articolo appena apparso su The Astronomical Journal. Chiunque – spiega – può scaricare l’archivio delle velocità radiali dal sito dello Earthbound Planet Search e utilizzare il software libero Systemic per cercarvi dei pianeti, seguendo le istruzioni riportate nel blog http://oklo.org.

Gli autori del nuovo studio non si sono limitati a fornire alla comunità le chiavi d’accesso al loro archivio, ma hanno dato loro stessi una prima “spremuta” ai dati. Mikko Tuomi dell’Università dello Hertfordshire ha condotto una sofisticata analisi statistica dell’archivio per selezionare i segnali periodici, quelli che con più probabilità sono causati dalla presenza di pianeti attorno alla stella. “Siamo stati molto prudenti nel nostro studio su cosa includere come segnale di un possibile pianeta extrasolare e su ciò che non rappresentava invece un buon candidato”, spiega Tuomi. “Nonostante i nostri rigorosi criteri, abbiamo trovato oltre 100 nuovi candidati probabili pianeti”.

Uno di questi probabili pianeti si trova attorno a una stella chiamata GJ 411, nota anche come Lalande 21185, il quarto astro più prossimo al nostro, con una massa di solo il 40 per cento di quella solare. Il pianeta ha un brevissimo periodo orbitale, poco meno di 10 giorni, quindi non sarebbe in alcun modo un ‘gemello’ della Terra. La buona notizia – sottolinea Media Inaf – è che GJ 411b (questo il nome del pianeta dedotto col metodo della velocità radiale) conferma una tendenza già intravista nella popolazione globale degli esopianeti finora rilevati: i pianeti più piccoli si trovano attorno alle stelle più piccole.

Secondo gli autori, la pubblicazione di questo lavoro stabilisce un importante precedente su come la comunità scientifica possa collaborare per l’identificazione e lo studio degli esopianeti. “Il modo migliore per avanzare in questo campo è di sfruttare le capacità di una varietà di strumenti di precisione per la misura della velocità radiale e farli lavorare assieme. Anche se questo richiederà che molti gruppi di ricerca rompano la tradizione e inizino seri sforzi cooperativi”, commenta in conclusione Jennifer Burt del Mit. “Penso che la nostra pubblicazione apra possibilità a tutti coloro che vogliono fare questo tipo di lavoro, certamente ricercatori di professione, ma anche qualche appassionato entusiasta di esopianeti. Perché, in fondo, – conclude – chi non vuole scoprire un pianeta?”.