Robotica soft, macchine più versatili ispirate a piante e animali

Su Science Robotics il punto in un articolo Sant'Anna Pisa e IIT

DIC 6, 2016 -

Roma, 6 dic. (askanews) – La ricerca italiana si conferma leader mondiale nell’ambito della “soft robotics”, quella punta avanzata della robotica che utilizza materiali soffici per i suoi progetti e per le sue realizzazioni. Un nuovo riconoscimento arriva oggi da “Science” che, per il primo numero di “Science Robotics” – nuova rivista del gruppo editoriale – pubblica un articolo a firma di scienziati dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna e dell’Istituto Italiano di Tecnologia, istituzioni protagoniste di altrettante “rivoluzioni soft”, per aver creato i primi robot al mondo, ispirati rispettivamente al polpo (“Octopus”) e al mondo vegetale (“Plantoid”).

Nell’articolo firmato da Cecilia Laschi e Matteo Cianchetti (Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna) e Barbara Mazzolai (coordinatrice del centro di MicroBioRobotica dell’Istituto Italiano di Tecnologia), si definisce il termine “soffice” riferito alla robotica come l’utilizzo di materiali morbidi o strutture deformabili, diversi da quelli convenzionalmente usati in questo campo (metallo e plastica rigida), ma che porta anche a un approccio “soft” nelle interazioni con l’ambiente circostante e l’uomo e alla morbidezza dei movimenti. L’articolo presenta i risultati ottenuti, declinando l’analisi delle tecnologie riferendole alle abilità – le capacità di compiere determinate azioni – che i robot hanno raggiunto. In robotica, infatti, sono le abilità che danno la misura del progresso tecnologico ottenuto.

Ormai – sottolinea una nota congiunta – la robotica soffice è pronta per lanciarsi in nuove sfide e per delineare le caratteristiche dei prossimi robot: saranno in grado di mutare forma e aspetto, si muoveranno più agilmente negli ambienti naturali, interverranno in ambienti critici, come spazi angusti, e impareranno come compiere queste azioni. In questo contesto lo studio della natura e lo sviluppo di tecnologie che imitano le strategie adottate dagli organismi viventi – la bio-ispirazione – risulta fondamentale. Le nuove e oggi inattese abilità dei “robot soft” permetteranno loro di essere estremamente versatili e utilizzabili in numerosi ambienti, come le sale operatorie, le industrie, dove è necessario un approccio “soft” per la delicatezza di prodotti e materiali da manipolare (ad esempio per confezionare la frutta o le uova) e perfino in casa, ad esempio per aiutare le persone anziane o con difficoltà motorie nel fare la doccia.

“Le tecnologie di robotica soft – spiega Cecilia Laschi, Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna – permettono di ottenere nei robot abilità non immaginabili prima, come quella di crescere, di schiacciarsi, di rimarginarsi, di cambiare forma, di evolvere, aprendo nuovi scenari per realizzare robot integrabili con più facilità nelle nostra vista quotidiana”. “Esiste una convergenza ideologica e tecnologica – sottolinea Barbara Mazzolai – tra la soft robotics e la robotica bioispirata. I robot di domani sono ispirati al mondo della natura e sono sempre più simili agli organismi viventi, ad esempio in termini di comportamento, per le capacità sensoriali e per quelle locomotorie, per i materiali”. “I robot soft aprono scenari interessanti di ricerca – aggiunge Matteo Cianchetti, Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna – per molte tecnologie innovative. I movimenti di robot costruiti con materiali morbidi sono più simili alle contrazioni tipiche dei muscoli degli esseri viventi che a quelli dei motori, la percezione richiede sensori morbidi e deformabili e la fabbricazione di robot soft richiede tecniche e macchine che permettano di modellare forme da materiali come il silicone”.