Aerospazio, Crosetto: settore cresce. Brexit ancora non si sente

Il presidente dell'AIAD: attenti a sviluppi nuovi rapporti Ue-Uk

LUG 19, 2016 -

Roma, 19 lug. (askanews) – “Negli ultimi anni il settore aerospaziale, nonostante il calo della domanda interna, è cresciuto, grazie soprattutto all’export, del 5% l’anno portando con sè un aumento della produzione, degli addetti e del prodotto interno lordo”. A sottolinearlo ad askanews è Guido Crosetto, presidente dell’AIAD, la Federazione delle aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza.

Di ritorno dal Salone di Farnborough, appuntamento di punta del settore aerospaziale e della difesa, l’ex sottosegretario alla Difesa nel IV Governo Berlusconi dichiara di non aver respirato aria di Brexit. “No, la Brexit ancora non si è sentita a Farnborough. Non c’è stato ancora l’impatto che potrà esserci alla prossima edizione del salone, che si tiene ogni due anni. Dipenderà molto – aggiunge Crosetto – dalle regole che si scriveranno, dai trattati che Ue e UK metteranno giù, perché sono ancora molti i rapporti che si possono avere. Non si capisce ancora quale può essere l’impatto”. Bisognerà però fare attenzione agli sviluppi perché, sottolinea il presidente dell’AIAD, “noi abbiamo un’industria italiana che è anche inglese, AgustaWestland. E Selex è anche Selex UK. Un piede del maggior player italiano, Leonardo-Finmeccanica, è anche in Gran Bretagna. Dunque bisognerà stare attenti anche per questo motivo”.

Per fare in modo che l’industria italiana non solo non perda le posizioni conquistate ma possa aspirare a migliorarle, occorrono comunque investimenti in ricerca. “Non investimenti a pioggia, ma che abbiano obiettivi ben precisi”. “I francesi investono 50 volte, i tedeschi 40 volte di più di noi – prosegue Crosetto -. Per cui non puoi competere se non hai la stessa quantità di investimenti”. Un asse, quello franco-tedesco, a cui bisogna prestare molta attenzione. “Cercano di farci diventare il vaso di coccio tra i 2 vasi più pesanti, quello francese e quello tedesco appunto, per togliere l’unico concorrente che esiste in Europa alle loro industrie”, continua Crosetto, riferendosi anche alla mancata assegnazione all’Italia di un secondo direttorato dell’Agenzia spaziale europea. Secondo lui, nella decisione Esa “abbiamo pagato un po’ questa loro strategia”. Il governo italiano e l’Asi “dovranno far valere questa diminutio pesantemente nelle prossime assegnazioni”.