Scoperta la prima pulsar gamma al di fuori della nostra Galassia

Con strumento LAT dell'osservatorio spaziale Fermi della Nasa

NOV 12, 2015 -

Roma, 12 nov. (askanews) – Per la prima volta è stato registrato un intenso flusso di raggi gamma provenienti da una pulsar, una stella di neutroni in rapida rotazione, che si trova al di fuori della nostra Galassia.

La brillante sorgente gamma, evidenziano in una nota congiunta Inaf, Infn e Asi, è situata all’interno della Grande Nube di Magellano, una galassia satellite della Via Lattea, ed è stata individuata grazie allo strumento LAT (Large Area Telescope) dell’osservatorio spaziale Fermi della NasaA, missione a cui l’Italia contribuisce con l’Istituto Nazionale di Astrofisica, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e l’Agenzia Spaziale Italiana. La scoperta viene riportata oggi in un articolo pubblicato sulla rivista Science e realizzato dai ricercatori appartenenti al team internazionale dello strumento LAT.

“Nella sua scansione continua del cielo gamma, Fermi ha un’ottima copertura della Nube di Magellano – dice Patrizia Caraveo, responsabile per Inaf dello sfruttamento scientifico dei dati Fermi LAT -. Inizialmente i dati della missione indicavano una emissione diffusa dalla Grande Nube di Magellano. La situazione è cambiata di recente con la disponibilità di più anni di dati che sono stati riprocessati con un nuovo software (noto come Pass 8) che permette una migliore ricostruzione degli eventi gamma”.

La pulsar, denominata J0540-6919, è situata all’interno di una regione ricca di stelle, polveri e gas denominata ‘Nebulosa della Tarantola’ (anche nota come 30 Doradus), distante circa 160.000 anni luce da noi. Ad oggi è l’oggetto celeste della sua classe più luminoso nei raggi gamma, emettendo una quantità di radiazione circa venti volte maggiore della pulsar al centro della Nebulosa Granchio, la più studiata dagli astrofisici, con la quale condivide proprietà simili. Tra queste ci sono l’intensità del campo magnetico, la velocità di rotazione – compiendo un giro completo attorno al proprio asse in appena cinque centesimi di secondo – e l’età, stimata in circa 1.100 anni. Per questo motivo J0540-6919 è stata ribattezzata la “gemella” della Pulsar Granchio.

“La nuova generazione di algoritmi è in grado di ricostruire con grande accuratezza l’energia e la direzione di provenienza di ogni fotone che attraversa il telescopio – spiega Luca Latronico, responsabile per l’Infn del progetto Fermi – pertanto cominciamo a risolvere le singole sorgenti e le strutture morfologiche complesse dentro la Grande Nube di Magellano”.

La sorgente è stata osservata anche con altri strumenti, da terra e dallo spazio, in altre bande di radiazione, dai raggi X con il satellite RXTE fino alle onde radio, grazie al telescopio Parkes in Australia. Una serie di accurate e innovative osservazioni nella banda della luce visibile sono state condotte anche al telescopio NTT dell’ESO a La Silla, in Cile, con lo strumento Iqueye (Italian QUantum EYE), un fotometro quantistico messo a punto dai ricercatori dell’Università di Padova e dell’Inaf-Osservatorio Astronomico di Padova. “Iqueye ha consentito di rivelare alcuni straordinari dettagli della curva di luce di J0540-6919” commenta Luca Zampieri, astronomo della struttura Inaf patavina, che ha partecipato alle indagini sulla pulsar. “Il Large Aera Telescope (LAT) a bordo della missione Fermi della Nasa, costruito con un fortissimo contributo italiano, continua a riservare soprese eccezionali – afferma Elisabetta Cavazzuti, Responsabile della missione Fermi per l’Agenzia Spaziale Italiana -. La scoperta della prima Pulsar che emette raggi gamma e si trova al di fuori della nostra Galassia pone nuova luce su queste sorgenti”.