Marte, le coste del pianeta rosso scolpite da vere mareggiate

Cavaleri (Ismar-Cnr): lo confermano test in galleria vento Nasa

OTT 1, 2015 -

Roma, 1 ott. (askanews) – La notizia recentemente diffusa dalla Nasa di possibili ruscelli stagionali sul suolo marziano ha portato nuovamente alla ribalta la questione se mai vi sia stata sul suolo marziano acqua, e, se si’, in che quantita’. In effetti sin dalle prime immagini della sonda spaziale Mariner 9, confermate poi dalla maggior mole di dati successivamente acquisita, sono risultate evidenti sul pianeta rosso forme geologiche che suggeriscono un’origine connessa alla presenza abbondante di acqua. I tipici esempi sono apparenti ex-letti fluviali o forme geologiche apparentemente costiere, dovute alla prolungata azione di moto ondoso.

Una delle obiezioni a queste interpretazioni, specie quella costiera, e’ che l’atmosfera marziana sia sempre stata troppo rarefatta per poter generare onde sull’eventuale oceano sottostante. In effetti piu’ bassa la pressione atmosferica, piu’ debole la spinta del vento sulla superficie marina. Dunque, data ormai per acquisita la presenza di acqua, si può affermare che su Marte ci siano state vere e proprie mareggiate, con un moto ondoso potente ed in grado di disegnare, come accaduto sulla Terra, le attuali coste?

La risposta scientifica è sì, come conferma il professor Luigi Cavaleri, dell’Istituto di Scienze Marine-Cnr di Venezia, che ha pubblicato in proposito un articolo sulla rivista Icarus 250 dal titolo “Wind, waves and shorelines from ancient martian seas”.

“Per rispondere a questa domanda – spiega Cavaleri – e’ stata costruita una galleria del vento entro un edificio del centro Nasa ad Ames, in California, dove la pressione atmosferica poteva essere diminuita fino a 30 mbar (oggi chiamati hectoPascal, mentre la pressione terrestre e’ circa 1000 mbar). I risultati hanno mostrato che con una sufficiente velocita’ del vento le onde potevano essere generate anche a pressioni molto basse (i test sono arrivati fino a 30 mbar, 3% della pressione terrestre). Gli esperimenti sono stati poi simulati con due diversi modelli matematici indipendenti per poterne verificare l’utilizzo anche a queste inusualmente basse pressioni. I risultati sono stati positivi”.

Questi modelli sono stati poi applicati alle possibili condizioni marziane del passato, suggerite dai vari studi al riguardo: “Sono stati considerati 3 oceani con diverse caratteristiche di densita’ e viscosita’ del liquido (brine), 4 pressioni atmosferiche (6, 60, 600, 1200 mbar), 4 velocita’ del vento (5, 10, 15, 20 m/s) – prosegue Cavaleri -. Oltre a questi diversi valori caratterizzanti l’atmosfera e gli oceani marziani, e’ stato tenuto conto anche della diversa gravita’, abbastanza piu’ bassa di quella terrestre. E’ stato considerato un bacino di 1000×1000 km di 400 m di profondita’, con una spiaggia finale su un lato”.

Con quali risultati? “I risultati, concordanti fra i due modelli, indicano che onde sono possibili anche a pressioni estremamente basse (6 mbar, l’attuale su Marte)”, afferma il ricercatore dell’Ismar-Cnr, per il quale “la cosa forse piu’ interessante e’ l’altezza delle onde, molto piu’ alte di quelle terrestri”. In effetti per un vento di 20 m/s si possono raggiungere sugli oceani terrestri altezze vicine ai 9 m. Lo stesso vento su Marte porterebbe ad altezze fino a 24 m.

“Tuttavia queste onde, lunghe piu’ di 500 m, sarebbero (od erano) estremamente lente, con un periodo di 32 secondi (a fronte dei 12 terrestri) – conclude Cavaleri -. La differenza dipende dalla diversa gravita’ sui due pianeti”. In ogni caso “un rapido calcolo mostra che queste onde sono potenzialmente state in grado di creare quelle apparenti forme costiere oggi rilevate dalle varie sonde marziane”.