Lombardia, Pd: Fontana ammette solo ora emergenza che dura da anni

Necessaria forte regia pubblica, preso atto di condizione cronica

NOV 30, 2022 -

Milano, 30 nov. (askanews) – “Si ammette solo ora un’emergenza che dura da anni”. Il capogruppo del Pd nel consiglio regionale della Lombardia, Fabio Pizzul, ribatte così al presidente della Regione, Attilio Fontana, che ha presentato i dati sulle liste d’attesa e gli interventi previsti per ridurle. “Fontana e Bertolaso – osserva Pizzul – hanno finalmente ammesso lo stato dell’emergenza delle liste d’attesa in Lombardia. Emergenza che con tutto il Pd denunciamo da anni, avanzando numerose e inascoltate proposte per affrontarla”. “Fontana e Bertolaso oggi hanno preso atto di una condizione ormai cronica, che è peggiorata con la pandemia e non accenna a migliorare. E hanno implicitamente ammesso che tutti i provvedimenti sbandierati finora per rimediarvi sono serviti davvero a poco” ha proseguito. “Le liste d’attesa – ha continuato Pizzul – in realtà sono il frutto di una politica della sanità che da anni ignora i bisogni dei cittadini. La logica seguita è stata sempre quella di moltiplicare le prestazioni offerte senza mai però andare a verificare quali fossero realmente necessarie e imprescindibili per i cittadini. Si è guardato ai numeri e non alla sostanza. Il risultato è, come ha ammesso oggi Fontana, che prenotare con il servizio pubblico in tempi ragionevoli alcune visite, per esempio l’oculistica, la dermatologica, la neurologica, è quasi impossibile”. “La Regione – ha sottolineato Pizzul – non ha mai fatto nulla fino ad oggi per fare sí che tutte le strutture sanitarie mettessero a disposizione del centro unico di prenotazione la propria agenda, condizione indispensabile ad affrontare il problema liste d’attesa. Così come non ha mai svolto appieno il proprio ruolo di regia del sistema sanitario, ha lasciato che i privati scegliessero le prestazioni più remunerative. Ma questo non è sostenibile e genera ritardi e lunghe attese. Per abbattere le liste d’attesa la Regione deve indicare le prestazioni che i privati devono garantire per rispondere ai bisogni di salute dei cittadini. Non si tratta di tagliare loro i fondi, ma di esercitare un forte e deciso ruolo di organizzazione e controllo”.