Meloni debutta a Senato: avanti su contante, Pnrr può cambiare

A Palazzo Madama replica a critiche. Scintille con Scarpinato (M5s) su fascismo

OTT 26, 2022 -

Roma, 26 ott. (askanews) – La premier Giorgia Meloni ‘debutta’ al Senato, dove fino a oggi non aveva mai parlato, per incassare il voto di fiducia che dà il via alla navigazione del suo governo, facendo il pieno dei voti della sua maggioranza: 115 voti su 116 ma il presidente del Senato La Russa non vota. E incassando l’astensione dei senatori a vita Monti e Cattaneo, della Svp e della senatrice di Sud chiama Nord. La presidente del Consiglio non è in gran forma (“Mi scuso per la voce ed eventualmente per la tosse”, dice) ma assiste a tutto il dibattito, prendendo appunti, prima della replica. Un intervento piuttosto lungo (49 minuti, ma non aveva replicato il discorso fatto ieri alla Camera), in cui è entrata più nel concreto del suo programma, visto che era stata accusata di aver ‘volato alto’ ieri, senza entrare nel dettaglio delle proposte. La premier parte subito all’attacco. Il dibatto è stato “franco ma rispettoso e composto”, ammette, prima della stoccata: “Sia dagli interventi della maggioranza che da quelli dell’opposizione, nei quali sono stati citati rapporti della Caritas, dati sulla povertà, sulla disoccupazione e la precarietà, sulle scarse risorse di cui disporremo” è uscito un “racconto che ci aiuta in una grande operazione verità sull’Italia che ereditiamo anche da chi denuncia queste condizioni”. La premier interviene mettendo un punto fermo sulla polemica del giorno, la proposta della Lega di innalzare a 10 mila euro il tetto per i pagamenti in contanti. “Confermo che metteremo mano al tetto al contante”, dice, sostenendo, usando le parole dell’ex ministro Pd Pier Carlo Padoan, che “non c’è correlazione tra limite del contante e diffusione dell’economia sommersa”. Sempre in tema fiscale, ribadisce l’obiettivo di tagliare di almeno cinque punti il cuneo fiscale, per 2/3 sul lato del lavoro, a differenza del governo precedente, che aveva a disposizione 8 miliardi ma ha fatto “una scelta diversa”. Difende poi la flat tax: “Ho fatto due proposte: la flat tax sul regime forfettario, e la flat tax incrementale, cioè una tassa del 15% su quanto dichiarato in più rispetto all’anno precedente. Chi in un momento di difficoltà fa di più, è giusto che venga premiato”. In materia economica, interviene su un tema divisivo, come il salario minimo, dettagliando la sua idea. “Io – afferma – penso che il salario minimo legale non sia la soluzione migliore ma uno specchietto per le allodole. Perchè in Italia la gran parte dei lavoratori che hanno un contratto di lavoro sono coperti dal contratto di lavoro nazionale che ha già il salario minimo. La sfida è estendere la contrattazione collettiva”. Anche sul Pnrr chiama in causa il governo precedente, in cui sedevano le opposizioni (ma anche parte della sua maggioranza). Dal momento che sono state spese metà delle risorse rispetto al previsto, rileva “forse non è andato tutto bene e dovremmo cercare di velocizzare l’attuazione”. E cambiare il piano non è un tabù, perchè lo consente l’articolo 21 di NextGeneratioEu. Visto l’aumento delle materie prime, senza modifiche, “temo che le gare andrebbero deserte. Voglio capire come mettere quelle risorse a terra”. Netta la replica a Ilaria Cucchi, che aveva chiesto approfondimenti sugli scontri di ieri alla Sapienza. Quelli, “non erano manifestanti pacifici” ma persone che hanno “organizzato un picchetto per impedire a ragazzi come loro di dire quello che volevano dire”, accusa Meloni, ricordando, come fatto anche ieri, la sua esperienza giovanile: “Io ho organizzato tantissime manifestazioni ma mai per impedire a qualcuno di dire quello che voleva dire”. Durissima la risposta al senatore M5s ed ex magistrato Roberto Scarpinato che nel suo intervento evoca il fascismo, mettendo in dubbio “una convinta e totale condivisione dei valori della Costituzione”. “Dovrebbe colpirmi – replica secca – che una persona che ha avuto la responsabilità di giudicare nelle aule di tribunale abbia oggi un approccio così smaccatamente ideologico. In realtà mi stupisce fino a un certo punto, l’effetto transfer tra neo fascismo, stragi e sostenitori presidenialismo è emblematico dei teoremi con cui parte della magistratura ha costruito processi fallimentari a cominciare dal depistaggio nel primo grado di giudizio della strage di via D’Amelio”. Sull’Ucraina ribadisce che lavorerà per “una pace giusta” che però si costruisce non “srotolando bandiere arcobaleno nelle manifestazioni” ma “sostenendo” Kiev. Per quanto riguarda la crisi energetica, annuncia che riprenderà “l’estrazione di gas nazionale” e che ci saranno “interventi ben calibrati” per il sostegno a famiglie e imprese. Però senza fare deficit ma cercando le risorse nell’extragettito e negli extraprofitti delle imprese, riscrivendo la norma voluta dal governo di Mario Draghi, che ha portato risorse molto minori rispetto a quanto preventivato. Una replica punto per punto, da una donna che, dice, sa “stare nell’agone politico” e che all’opposizione non chiede sconti ma un impegno. “Chiedo – conclude – di non risparmiare le critiche ma di valutare i provvedimenti nel merito e di votarli o no valutando l’utilità per la nazione”. Dopo la fiducia di oggi, Meloni e il suo governo possono iniziare a lavorare, anche se va chiusa la partita non facile di viceministri e sottosegretari: gli alleati chiedono posti e di poter influire sui nomi, la premier accetta che siano indicate delle liste, ma poi vuole essere lei a scegliere. Oggi in Senato circolavano bozze di organigrammi, la presidente del Consiglio vuole chiudere entro la settimana, per dedicarsi poi a tempo pieno ai dossier. Compagni di viaggio permettendo.