Sospeso vaccino JandJ, per il governo impatto “modesto” sul piano

Draghi in contatto con Figliuolo. Salvini attacca ancora Speranza

APR 13, 2021 -

Roma, 13 apr. (askanews) – Un’altra (possibile) tegola si abbatte sul piano vaccinale dell’Italia. Dopo le limitazioni decise per il vaccino AstraZeneca, le prime dosi del siero Johnson&Johnson arrivate a Pratica di Mare sono già state bloccate.

Una misura precauzionale, presa dopo che le agenzie sanitarie federali americane Fda e Cdc hanno chiesto una sospensione immediata nell’uso del vaccino visto che sei pazienti negli Stati Uniti (su 7 milioni di somministrazioni) hanno sviluppato una malattia rara con coaguli di sangue. Tutti e sei sono donne di età compresa tra i 18 e i 48 anni. Una di loro è morta e una seconda donna in Nebraska è stata ricoverata in condizioni critiche.

In attesa della revisione di Ema e Fda, J&J ha annunciato che “ritarderà la distribuzione” in Europa. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha convocato una riunione. “Valuteremo nei prossimi giorni, appena Ema e gli Usa ci daranno notizie più definitive, quale sarà la strada migliore ma io penso che anche questo vaccino dovrà essere utilizzato perché è un vaccino importante”, ha spiegato il ministro. Il presidente del Consiglio Mario Draghi, in contatto con il generale Francesco Paolo Figliuolo, segue la situazione. Secondo il commissario, assicurano dal governo, “le dosi di J&J destinate all’Italia sono poche”, dunque “l’impatto è modesto” e “il piano va avanti”. Questo vale sicuramente a breve termine, ma bisognerà vedere quale sarà la decisione finale sull’utilizzo del farmaco, che grazie anche alle sue caratteristiche (un monodose ritenuto dagli esperti particolarmente utile per la fascia d’età 30-65) è una risorsa rilevante per dare una accelerazione alla campagna.

Sul fronte politico, intanto, lo stesso Speranza è sotto assedio: stamani un articolo del ‘Messaggero’ ipotizzava un cambio alla guida del Ministero, mentre il leader della Lega Matteo Salvini continua i suoi attacchi al titolare della Salute. Secondo il segretario del Carroccio, “il no a prescindere” alle riaperture di alcune attività economiche “non è nè scientifico nè liberale. Con tutte le prudenze del caso, con tutti i protocolli. Ma qualcuno può aver pensato di fare un’opera di riequilibrio sociale ed economico in pandemia. Per qualcuno le chiusure fanno male, per altri molti meno…”. Insomma, una vera e propria “punizione per il lavoro autonomo, per la proprietà privata che a qualcuno non va bene proprio per ideologia”. Per Maurizio Gasparri (Fi), visto anche il caso Guerra-Oms, “è inopportuno che rimanga al Ministero della Salute” mentre Alternativa c’è annuncia una mozione di sfiducia. Da Palazzo Chigi non ci sono reazioni, dopo che appena la scorsa settimana Draghi aveva ribadito la sua “stima” nel ministro, difeso oggi dal suo partito. “Il tiro al bersaglio sul ministro Speranza deve finire. Questo non è solo il modo peggiore di fare politica. E’ anche un comportamento irresponsabile che cerca di sfruttare un malessere più che comprensibile per i propri fini politici”, afferma Loredana De Petris, capogruppo di Leu al Senato.

Intanto il governo stringe i tempi per il nuovo decreto Imprese. Mercoledì mattina il Cdm dovrebbe varare il nuovo scostamento di bilancio (circa 40 miliardi) per poi licenziare il provvedimento entro il mese. Il tema centrale per ristoratori e piccole imprese (che oggi hanno manifestato al Circo Massimo) è però quello delle riaperture. Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha ammesso che “non è possibile indicare con certezza una data per le riaperture”, aggiungendo però che “la decisione sarà presa probabilmente la prossima settimana dal Consiglio dei ministri”.