L’appello dei medici: politica ci ascolti, riaperture premature

"Costretti a scelte strazianti sotto il profilo etico"

APR 13, 2021 -

Milano, 13 apr. (askanews) – I medici italiani lanciano un appello al mondo della politica affinché, con gli ospedali ancora sovraccarichi e l’alto numero di contagiati attuale, non allenti ancora le restrizioni. “Chiediamo alla Politica – scrivono in una nota – di ascoltare le decine e decine di migliaia di colleghi che da 13 mesi lavorano senza tregua nell’emergenza territoriale e negli ospedali, e che non nascondono la loro perplessità e amarezza per il dibattito in corso su riaperture che, sotto le pur comprensibili esigenze economiche e sociali, celano una non corretta valutazione del rischio di un prolungamento della pandemia e di una persistente elevata mortalità tra i cittadini non ancora protetti con la vaccinazione. Senza una soluzione duratura della crisi sanitaria non vi potrà essere una ripresa economica né un ritorno in sicurezza alle normali relazioni sociali”.

“I dati delle ultime settimane – si legge in un comunicato inviato ai media – mostrano progressivi segnali di rallentamento della crescita dei contagi da Sars-CoV-2, tuttavia le condizioni di sovraccarico di tutto il sistema ospedaliero, con indici di occupazione delle terapie intensive e delle aree mediche Covid ben oltre le soglie critiche individuate, nonché la marcata circolazione del virus, con circa 530mila contagi attivi, e la persistente elevata mortalità impongono molta cautela nell’allentare le misure restrittive della movimentazione sociale”. L’appello è siglato dai sindacati medici di Anaao Assomed, Cimo-Fesmed, Aaroi-Emac, Fassid, Fp Cgil Medici e dirigenti Ssn, Fvm, Uil Fpl Coordinamento nazionale aree contrattuali medica, veterinaria sanitaria, Cisl Medici.

Il personale sanitario, prosegue la nota, si trova ad affrontare ancora per tutto il 2021 criticità di ogni tipo dovute al sovraffollamento degli ospedali, che con la terza ondata interessa in successione tutta la nostra penisola, anche aree precedentemente risparmiate, come dimostra il caso Sardegna.

“Ogni prematuro allentamento delle restrizioni potrebbe mettere a rischio tanto la vita dei pazienti affetti da COVID-19, costringendo per carenza di posti letto gli operatori a scelte strazianti sotto il profilo etico, come il triage inverso, quanto la salute dei pazienti con altre patologie, la cui prevenzione e cura rischia di essere ancora una volta sacrificata a causa della sottovalutazione del rischio di una persistente elevata circolazione del virus, sulla quale i medici e i dirigenti del servizio sanitario nazionale lanciano da tempo, inascoltati, tutti gli allarmi possibili”.

“Le decisioni competono, certo, alla politica, ma è compito, anche deontologico, di chi lavora in prima linea fornire una fotografia chiara dell’andamento clinico ed epidemiologico della pandemia. Un rallentamento delle restrizioni – conclude la nota – sarà possibile solo con contagi giornalieri al di sotto di 5.000 casi, mantenendo una larga capacità di testing e riprendendo il contact tracing per il controllo della diffusione dell’epidemia, i ricoveri in area Covid medica e intensiva largamente al di sotto delle soglie critiche, rispettivamente 40% e 30%, e la vaccinazione completata almeno per i soggetti fragili e gli ultra 60enni, categorie a più alto rischio di ricovero e mortalità”.